(Tommaso Merlo) – Oggi in Italia non si riesce a leggere un giornale, non si riesce a seguire un dibattito televisivo e anche votare è diventato impossibile. Intere classi politiche e giornalistiche blaterano al vento mentre la realtà va da tutt’altra parte. Se la cantano e la suonano da soli. Lasciare i giornali marcire in edicola, girare canale e non votare, è diventata legittima difesa. Non ha senso intossicarsi la vita per niente. Le caste si fanno i fatti loro, i cittadini pure. Non una società, una giungla egoistica. Non una Repubblica, un degradato condominio. Con un freddo amministratore in cima e per il resto il solito sterile baccano sulle scale. Stesse facce, stessi copioni. Da decenni. Molti cittadini han voltato le spalle semplicemente per noia. Intere caste stanno invecchiando sotto i riflettori. Un incubo. Altri cittadini hanno invece voltato le spalle per paura. Son stati traditi troppe volte e non vogliono più rimanerci male. Altri ancora per rancore. Ignorare le caste è in fondo l’unica arma che hanno a disposizione. Non una Repubblica, un condominio degradato. Un freddo amministratore in cima, sterile chiasso sulle scale e poi tutti chiusi dentro casa propria. Chi invece vuole partecipare si guarda attorno spaesato. Vi sono in giro solo minestre riscaldate. Eterne promesse. Fallimenti conclamati. Soliti schemi, solite illusioni. Spetterebbe alla stampa raccontare la verità, ma in Italia è parte del problema. Invece che essere al servizio dei cittadini è al servizio di potentati, di rigurgiti ideologici e partitici, di conformismo di categoria, di necessità carrieristiche, di tifo per i propri beniamini. Milioni di cittadini non s’informano più mentre chi ancora abbocca lo fa su media organici al sistema. Davvero ottimale per le caste reggenti. Meno i cittadini sono consapevoli e partecipano, più il sistema gode di stabilità e continuità. Per questo chiunque osi stonare dal coro o viene massacrato o viene ignorato oppure riassorbito dal sistema e solo a quel punto gli viene concessa qualche briciola. L’Italia premia chi si adegua, chi non disturba, chi si accoda. Un tarlo culturale più che politico. Capi, cerchie, cordate. Con una selezione all’ingresso rigidissima perché strategica. Chi poi passa e arriva in cima non molla fino alla fossa. Questo perché del tutto identificato col personaggio pubblico che recita. Non una società, una giungla egoistica. Anche le nuove generazioni si guardano attorno spaesate ma c’è chi trova ancora l’entusiasmo di protestare per salvare il mondo. Chissà quanti di loro tra qualche anno indosseranno una cravatta e si siederanno indifferenti su qualche poltrona. Chissà quanti si arrenderanno e quanti si faranno comprare. E chissà quanti scapperanno altrove. Verso democrazie più evolute e un’aria più respirabile. Del resto non è facile mettersi di traverso ad un intero sistema. Molto più redditizio piegarsi, molto più comodo abboccare alla panzana che in fondo non vi sono alternative e anche se vi fossero alla fine non cambia mai niente. Meglio approfittarne che la vita è fin troppo breve e poi anche nella giungla egoistica vale legge del più forte. Meglio rinchiudersi dentro casa lasciando manovrare l’amministratore ed ignorando il baccano sulle scale. Nessuno che legge un giornale, nessuno che segue un dibattito, nessuno che vota. Intere classi politiche e giornalistiche che blaterano al vento mentre la realtà va da tutt’altra parte. Una giungla egoistica. Un condomino degradato.