La solidarietà pelosa e fintamente corretta a Morisi parte da due concetti profondamente sbagliati, che in qualche modo sono frutto proprio della cattiva scuola di Luca Morisi: il primo è che sia giusto, anzi apprezzabile, chiedere scusa…

Il senatore e segretario della Lega Matteo Salvini, ospite della trasmissione Rai “Porta a porta”, parla con Luca Morisi e Iva Garibaldi prima della puntata, Roma, 10 settembre 2019. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

(di Selvaggia Lucarelli – Il Fatto Quotidiano) – Non ho alcuna compassione per Luca Morisi. Ne ho invece molta per tutta quella parte della stampa e della sinistra che da giorni invoca la necessità di dimostrarsi moralmente superiori e non infierire sul poveretto che, come rimarcato anche dal novello Don Mazzi Matteo Salvini, “ha chiesto scusa per le sue fragilità”. La solidarietà pelosa e fintamente corretta a Morisi parte da due concetti profondamente sbagliati, che in qualche modo sono frutto proprio della cattiva scuola di Luca Morisi: il primo è che sia giusto, anzi apprezzabile, chiedere scusa per una vicenda privata (la droga) perché sarebbe conseguenza di una qualche imprecisata fragilità. Il mondo in cui una persona che si droga deve chiedere scusa pubblicamente, con riferimenti di rito a fantomatiche debolezze, è esattamente il mondo giudicante e proibizionista che Salvini e Morisi hanno spacciato a ogni angolo di strada, in questi anni di propaganda oppressiva e giudicante quando si parlava di droga. “La droga è merda, la droga è morte, chi spaccia merita la palla al piede, non importa che ti trovino con piccole o grandi quantità di droga, sempre in galera devi andare”, erano gli slogan. Il fatto che una persona possa fare uso di droga, magari sporadico e senza alcuna fragilità pregressa, non è contemplato. No, se ti droghi sei debole, magari depresso, hai peccato, ora collare di ferro in mezzo alla piazza e chiedi perdono. Io non so che problemi abbia Morisi (magari nulla) e neppure mi interessa. Non mi deve alcuna scusa. Tra l’altro, per quello che ne so, come tanti, potrebbe aver fatto uso di droga per alimentare il suo senso di onnipotenza. Del resto, che Luca Morisi avesse l’immensa presunzione di poter controllare tutto è evidente. Non poteva non conoscere il rischio e le possibili conseguenze delle sue condotte. Sapeva che se fosse stato scoperto, avrebbe distrutto tutto quello che aveva creato, con conseguenze devastanti per il suo amico e leader. Luca Morisi dovrebbe invece chiedere scusa per aver cucito addosso a Salvini una comunicazione che è non uno strumento politico, ma politica. Politica fatta di reiterato dileggio dell’avversario, istigazione all’odio, sessismo, cherry picking strumentale su notizie di cronaca e immigrati, manipolazioni e inquinamento sistematico di ogni discussione politica e civile. Dovrebbe chiedere scusa perché ha educato milioni di persone a un linguaggio violento e a una totale mancanza di empatia per chi fragile lo è dalla nascita, e non perché magari non regge più la pressione di dover “performare” sui social (una dipendenza anche quella, tra l’altro).

La seconda ragione per cui mi fa ribrezzo la chiamata di certa sinistra alla superiorità morale “perché noi non siamo la Bestia” è che proprio grazie al sistematico avvelenamento dei pozzi, Luca Morisi e la sua Bestia hanno reso opachi i confini tra lo scontro leale con un avversario e la guerra scorretta, combattuta giocando sporco. Nessuno chiama spacciatore Morisi prima di un’eventuale condanna, nessuno invoca per lui il carcere, nessuno infierisce su un debole, che parte da una situazione di svantaggio, nessuno strumentalizza la vicenda estendendola a tutta la destra, reputando Morisi simbolo del degrado morale della Lega. Se la sinistra non è più in grado di distinguere la Bestia dal lecito, aspro dibattito che il caso Morisi deve suscitare, allora Morisi ha fatto bene il suo lavoro, con effetti più durevoli della sua sopravvivenza. Se la sinistra non comprende la differenza tra il giudicare la vita privata di una persona e il considerare una questione politica il fatto che il braccio destro di Salvini abbia impostato tutta la sua propaganda chiedendo la ghigliottina per chi vive come lui, allora Houston abbiamo un problema.

Io non faccio sconti a Morisi, e non si tratta di festeggiare sul suo cadavere. Gli concedo tutto il dovuto garantismo per l’aspetto penale della vicenda e l’assoluta indifferenza, dal punto di vista morale, per droghe consumate e compagnie frequentate. Sottolineo però la sua imbarazzante, viscida incoerenza. E non dimentico le conseguenze dolorose e crudeli delle sue campagne d’odio su avversari grandi e piccoli, seppelliti da insulti e minacce, trattati con la spietatezza del cecchino consumato. Non dimentico con quanta assenza di scrupoli ha sbattuto mio figlio quindicenne sui social della Lega, permettendo che venisse insultato e minacciato, insieme a me. Non dimentico la vergognosa campagna contro Laura Boldrini, contro Ilaria Cucchi, Michela Murgia e tutte le altre innumerevoli vittime dei suoi pestaggi per niente virtuali. Per cui io le sue scuse fatte per l’unica cosa per cui non doveva scusarsi non solo non le voglio, ma non mi faccio fregare. No, il problema di Morisi non è la droga consumata in casa, ma la propaganda drogata che ha venduto per anni, intossicandoci tutti.