Mafia, Fiammetta Borsellino: “Trattativa? Sempre avuto dubbi, pm scorretti”

(di Elvira Terranova – adnkronos.com) – “Io non li ho mai assolti gli ufficiali dei Carabinieri ma ho avuto sempre molti dubbi, dubbi che oggi sono stati confermati dalla giustizia con la sentenza di appello. E poi ho ritenuto scorretto pompare mediaticamente un processo da parte di chi è titolare, prima ancora che questo processo avesse concluso le fasi di giudizio, un comportamento scorretto che mio padre non avrebbe mai approvato”. A parlare in una intervista all’Adnkronos è Fiammetta Borsellino, la figlia minore del giudice Paolo Borsellino, che ha appena appreso della sentenza di assoluzione del processo trattativa Stato-mafia, che ha ribaltato la sentenza di primo grado. “Si è assistito a un lancio mediatico del processo trattativa – denuncia Fiammetta Borsellino – fin dal suo inizio, quando veniva pubblicizzato con i libri. Quando non era concluso neppure il primo grado. Altro punto di critica enorme, insieme con gli altri”.

“Ripeto, purtroppo io i miei dubbi su questa operazione li avevo espressi fin dall’inizio – aggiunge ancora la figlia del giudice ucciso in via D’Amelio -. La grande amarezza è che queste energie investigative dedicate al processo trattativa potevano essere indirizzate verso delle piste che, secondo me, volutamente non si sono percorse”.

“Ancora una volta – dice ancora – siamo di fronte al fatto che si sono seguite piste inesistenti quando da sempre abbiamo ribadito che bisognava approfondire quel clima che mio padre viveva dentro la Procura di Palermo”.

Secondo Fiammetta Borsellino “si doveva approfondire il filone dei dubbi e del senso di tradimento che mio padre manifestò parlando a mia madre dei colleghi, il perché non si è voluto indagare sul Procuratore Giammanco. Secondo noi queste erano le piste su cui si doveva indagare, non altre…”. Qualcuno sostiene che la trattativa accelerò la morte di Paolo Borsellino? “Per noi l’accelerazione è stata data dal dossier mafia e appalti ma non lo dice la mia famiglia – dice ancora Fiammetta – lo dice il processo Borsellino ter, che l’elemento acceleratore è stato il dossier mafia e appalti che è stato archiviato il 15 luglio, cioè pochi giorni prima della strage. Nonostante mio padre il 14 luglio avesse chiesto conto e ragione del perché a quel dossier non venisse dato ampio respiro. Un dossier dei generali Mori e De Donno. Per questo non mi ha mai convinto questa tesi. E i dubbi li ho sempre espressi. Bisogna farsele delle domande. Ho avuto sempre tante dubbi”.

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19 replies

  1. La Legge del Dipende

    (di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Per la serie “La sai l’ultima?”, la sentenza d’appello sulla trattativa Stato-mafia conferma integralmente i fatti, ma condanna solo la mafia e assolve lo Stato. E così afferma un principio che sarebbe perfetto per l’avanspettacolo, un po’ meno per il diritto penale: trattare con lo Stato è reato, trattare con la mafia non è reato. Sarà avvincente, fra tre mesi, leggere le motivazioni della Corte d’assise d’appello di Palermo. Ma lo sarebbe ancor più poter assistere alla loro stesura, cioè vedere i giudici che mettono nero su bianco questa trattativa asimmetrica con la Legge del Dipende: è reato solo per i mafiosi da un lato del tavolo e non per i carabinieri e i politici dall’altro: più che una trattativa, una commedia (anzi una tragedia) degli equivoci.
    Ricapitoliamo. Il boss Bagarella – a cui a questo punto va tutta la nostra solidarietà – si becca 27 anni di galera per aver minacciato a suon di bombe (insieme a Riina e Provenzano, prematuramente scomparsi) i governi Amato e Ciampi nel 1992-’93 e per aver tentato di minacciare pure il governo Berlusconi nel ’94. Il medico mafioso Cinà – a cui a questo punto va la nostra solidarietà – si becca 12 anni per il suo ruolo di tramite e postino dei pizzini e dei papelli che si scambiavano Vito Ciancimino, imbeccato dai carabinieri del Ros Subranni, Mori e De Donno, e il duo Riina-Provenzano. Ma i carabinieri del Ros Subranni, Mori e De Donno, che dopo l’assassinio di Salvo Lima (marzo ’92) e soprattutto dopo Capaci (maggio ’92) commissionarono al mafioso Ciancimino la trattativa con Cosa Nostra per salvare la pelle a politici collusi che rischiavano la pelle per non aver mantenuto gli impegni sull’insabbiamento del maxiprocesso, vengono assolti perché “il fatto non costituisce reato”. Quindi il fatto – cioè non tanto la trattativa, quanto la sottostante “minaccia a corpo politico dello Stato” attivata a suon di stragi da Cosa Nostra e veicolata ai governi Amato e Ciampi dal trio del Ros – sussiste eccome: però, quando trasmettevano le minacce mafiose per mettere in ginocchio i governi con l’unico effetto di rafforzare Cosa Nostra e di scatenare altre stragi, a partire da quella di via D’Amelio, i tre ufficiali dei carabinieri non commettevano reato. Perché? Lo scopriremo dalle motivazioni. Probabilmente mancava il “dolo”, l’intenzionalità. Lo facevano a loro insaputa? Pensavano di agire a fin di bene? Erano sovrappensiero? Non capivano niente? Sia come sia, la lotta alla mafia era in buone mani. Parliamo dello stesso Ros che nel ’92 non perquisì il covo di Riina, lasciandolo setacciare ai mafiosi favorendo Cosa Nostra, ma furono assolti perché mancava il dolo. Nel ’93 non arrestarono Nitto Santapaola a Terme di Vigliatore (Messina). E nel ’95 non catturarono Provenzano, che il pentito Ilardo gli aveva consegnato in un casolare di Mezzojuso, favorendo Cosa Nostra, ma furono assolti perché mancava il dolo. Dei fulmini di guerra.
    Nel ’94 lo scenario cambia: Cosa Nostra sospende l’ultima strage, quella fallita il 23 gennaio allo stadio Olimpico di Roma, e tre giorni dopo B. annuncia la sua discesa in campo. Poi vince le elezioni grazie anche ai voti di mafia e ’ndrangheta. Bagarella e Brusca (colpevole anche lui, ma prescritto) mandano Vittorio Mangano a trovare il suo vecchio capo Marcello Dell’Utri nella sua villa di Como per ricordargli ciò che deve fare il governo dell’amico Silvio. Che infatti il 13 luglio infila tre norme pro mafia nel decreto Biondi. Anche questo episodio sembra confermato dal dispositivo della sentenza: infatti Bagarella e Brusca sono ritenuti colpevoli anche di quella minaccia al governo B.. Una minaccia, però, non più consumata (altrimenti verrebbe ricondannato anche Dell’Utri), ma soltanto “tentata”. Così anche Dell’Utri può essere assolto “per non aver commesso il fatto”: cioè per non aver trasmesso a B. la minaccia di Bagarella&C. portata da Mangano. Evidentemente la Corte non ritiene sufficienti le prove che B. fosse stato avvertito dal suo compare. Si sa che Marcello a Silvio nasconde sempre tutto. Mangano lo avvisa che, senza leggi pro mafia, le stragi ricominciano, e cosa fa? Si tiene tutto per sé e non dice niente al suo capo e amico, mettendone a rischio la pelle. Fortuna che Silvio, ignaro di tutto, si precipita ugualmente a varare tre norme pro mafia. Si pensava che fosse sotto minaccia e agisse per paura. Ora invece scopriamo che lo fece per piacer suo: una passione personale, un afflato spontaneo, una sintonia istintiva con Cosa Nostra. Un viatico in più per il Quirinale.
    In attesa di leggere le motivazioni, torna alla mente lo sfogo di Riina con un agente della penitenziaria nel 2013: “Io non cercavo nessuno, erano loro che cercavano me”. Per una volta nella vita, diceva la verità: fu lo Stato, tramite il Ros, ad avviare la trattativa. E anche questa sentenza lo conferma. Tutti i negazionisti vengono sbugiardati: le parole di Massimo Ciancimino, Brusca e decine di pentiti sono confermate. I veri bugiardi sono le centinaia di uomini dello Stato che prima hanno taciuto e poi negato tutto: a saperlo prima che la trattativa Stato-mafia è reato solo per la mafia, avrebbero confessato anche loro con un bell’“embè?”. Bastava aver letto Sciascia: “Lo Stato non può processare se stesso”. E, quando gli scappa di processarsi, presto o tardi si assolve.

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    • Quindi è lecito trattare con le cosche da parte dello stato. E se è legittimo, di grazia, cosa si può concedere in cambio ? Si può, per esempio, concedere la grazia a dei carcerati per atti criminosi gravi ? Dove ci si può spingere ,con il permesso nascosto delle autorità politiche ? Si può attivare i servizi segreti, sempre per esempio ovviamente, per partecipare a eliminazione di soggetti non allineati alla trattativa ? Consulta aiutaci a capire.

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  2. Sinceramente non pensavo che lo schifo potesse arrivare a questo livello, ma essendo in Italia si scava sempre di più per abbassare il livello. Tra poco ci diranno che Falcone e Borsellino si sono messi la bomba da soli e che gli attentati a Roma, Firenze ecc. furono solo delle fughe di gas.

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    • Solo una domanda: se non c’è stata trattativa, come mai la mafia ha smesso di punto in bianco con le stragi, poco prima della discesa in politica di Silvio B.? Almeno in Matrix c’era la possibilità di scegliere il colore della pillola da ingoiare mentre in questa perenne vita virtuale che viviamo in Italia la supposta che puntualmente ci prendiamo è sempre più grande e dura da sopportare.

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  3. Sono schifato, mentre incitrulliscono una nazione parlando di greenpass e obbligo, stanno passando le peggio porcate. …e già mi immagino cosa uscirà nella finanziaria

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  4. Trattare con la mafia per salvarsi il culo, da parte di alcuni che siedono in ruoli chiave delle istituzioni, e che in cambio della “protezione” mafiosa danno sostanzialmente lo stato stesso (che dovrebbero custodire, non regalare al nemico) non è reato.
    Ok, prendiamone atto.
    E’ come se il tutore del patrimonio di un orfano ne svendesse gli immobili ad amici mafiosi … lasciamo perdere.

    A questo punto la mafia direi che ha diritto ad aprire un’ambasciata in Italia, o forse meglio, a partecipare direttamente al consiglio dei ministri, dettando la linea … ufficialmente intendo, perchè ufficiosamente già lo faceva, ma portare tutto alla luce del sole semplifica tutto e fa perdere meno tempo.

    Ho il sospetto che matteomessinadenaro, latitante introvabile da decenni, abbia avuto l colpo di genio di cambiarsi i connotati e per sicurezza diventare donna (peraltro con risultati discutibili) e ora sia il titolare del ministero dell’Ingiustizia. La cosa spiegherebbe l’aspetto della cartabia, e soprattutto ne spiegherebbe la riforma.

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  5. “Più che deluso sono sconvolto da questa sentenza di cui assolutamente bisognerà leggere e capire le motivazioni. Se da un lato afferma che la trattativa c’è perché condanna Bagarella, Cinà e i mafiosi, dall’altra parte, invece, assolve lo Stato e i suoi rappresentanti. Più che un colpo di spugna è la degna conclusione della trattativa. Si rispettano i patti, tutto viene occultato ma questa e’ anche la fine di tutto: non si può più sperare di avere giustizia in questo Paese. Mio fratello è morto per niente”.

    Salvatore Borsellino, fratello di Paolo.

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  6. Ho sentito un po’ di tv e ancora una volta va detto che il parere di Travaglio è imprescindibile se si vuol avere un’informazione completa su questi temi. Grazie Travaglio.

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  7. Sulla figlia di Borsellino non mi esprimo, non mi risulta totamente convincente nei suoi distinguo.

    Sul fatto che ieri è stato un disastro totale dal punto di vista legale c’é poco da dire:

    1- assoluzione dei delinquenti in giacca e divisa nel processo mafia-stato

    2- il tribunale di Roma vuole sequestrare l’inchiesta di fanpage: perché?

    3- il super-green pass è stato approvato, visto che siamo il paese in Europa con la minore circolazione del virus adesso ci becchiamo questo come giusta ricompensa.

    4- hanno approvato pure la Cartabia al senato, che fa schifo quanto la sentenza d’appello di Palermo.

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