(Cristina Marrone – corriere.it) – Il concetto di immunità di gregge si basa sul fatto che la grande maggioranza di una popolazione che ottiene l’immunità – attraverso la vaccinazione o una precedente infezione – fornisce, a sua volta, una protezione indiretta da una malattia infettiva per i non vaccinati. In questo modo la catena di trasmissione si interrompe. L’immunità di gregge è raggiungibile solo con alti tassi di vaccinazione che dipendono a loro volta dal potere di trasmissione di un virus.

Perché le percentuali di copertura vaccinale per il Covid sono variate al rialzo nel corso dei mesi?
A inizio pandemia gli epidemiologi avevano ipotizzato una copertura del 66% della popolazione per liberarsi dalla minaccia del virus e tornare alla normalità. Con la variante Alfa, più contagiosa, la soglia è arrivata all’80%. Con la Delta, che ha una carica virale molto elevata, si stima che una persona possa contagiarne in media 7 (rispetto a 2,5 del ceppo originale). Di conseguenza per spegnere l’andamento epidemico si dovrebbe arrivare a immunizzare quasi il 90% della popolazione (e in certi ambienti al chiuso e poco areati non basterebbe). Ma ciò è impossibile perché a una certa quota di persone che, per vari motivi non si vaccineranno, (all’incirca il 20%) si devono aggiungere gli under 12, popolazione non ancora vaccinabile. L’obiettivo non è realisticamente ottenibile.

Quali altre variabili entrano in gioco sul fallimento dell’obiettivo?
È noto che i vaccini non proteggono al 100% per questo infezioni tra i vaccinati saranno sempre possibili. L’emergere della variante Delta ha però ulteriormente sparigliato le carte in tavola. I vaccini, pur mantenendo un’elevata protezione contro la malattia grave da Covid e la morte, si stanno dimostrando meno efficaci nel prevenire l’infezione da Sars-CoV-2, in particolare con il ceppo Delta, quindi anche chi è vaccinato, seppur in misura minore, può contrarre il virus. Il bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità diffuso venerdì parla di una protezione dell’82% dalle infezioni sintomatiche con i vaccini in uso in Italia (e sono esclusi tutti gli asintomatici che non vengono testati) Inoltre anche i vaccinati che si infettano, seppur più raramente, possono diffondere il virus colpendo più facilmente la popolazione fragile che risponde poco e male al vaccino (immunodepressi, anziani fragili), oltre che i non vaccinati, che spesso non sono egualmente distribuiti nella popolazione generale, ma si concentrano in alcuni Paesi o comunità dove il virus ha «libera circolazione» . Infine c’è ancora incertezza sulla durata dell’immunità, che potrebbe calare con il passare dei mesi, oltre al fatto che la distribuzione del vaccino anti Covid è ancora poco equa: alcune zone del mondo non hanno ancora visto un vaccino e in un mondo globalizzato l’immunità di massa deve coinvolgere, appunto, tutto il mondo. Con tutte queste variabili il virus non smetterà di circolare e l’immunità di gregge resterà un miraggio.

Perché si dice che il coronavirus non è come il morbillo?
Sir Andrew Pollard, uno degli scienziati che ha partecipato agli studi sul vaccino di AstraZenenca ha dichiarato nei giorni scorsi che l’immunità di gregge non potrà mai essere raggiunta nonostante l’elevato tasso di vaccinazione perché il coronavirus non è come il morbillo. L’esperto ha precisato che «se il 95% della popolazione è stato vaccinato contro il morbillo il virus non potrà trasmettersi alla popolazione». Si tratta dell’ «immunità statica»: la protezione si mantiene per la vita e in questo modo la circolazione del virus viene bloccata. Ma la variante Delta può infettare ancora le persone che sono state vaccinate, creando una situazione di «immunità non duratura», «e non abbiamo nulla che possa fermare completamente la trasmissione» dice Pollard.

Il Covid non potrà essere quindi debellato?
Sembra improbabile. Finora solo una malattia, – il vaiolo – è stata ufficialmente debellata con casi ridotti a zero mantenuti a lungo termine senza continue contromisure. Ciò è stato possibile grazie a un buon vaccino e al fatto che gli esseri umani sono gli unici mammiferi naturalmente suscettibili all’infezione con il virus del vaiolo . Al contrario, molte specie sono sensibili alla Sars-CoV-2, inclusi pipistrelli , visoni, gatti e gorilla.

Perché è comunque importante mantenere alto il livello di vaccinazioni? Più alto è il numero di vaccinati meno circola il virus. In assenza di immunità di gregge, il virus continuerà a trovare coloro che non hanno protezione. Ciò significa che le persone che non vengono vaccinate – o non possono perché il loro sistema immunitario è compromesso o sono troppo giovani – rimarranno vulnerabili. Chi invece è stato vaccinato o è guarito da Covid-19 manterrà un certo grado di immunità. Anche se queste persone verranno ancora infettate il loro sistema immunitario sarà in grado di mantenere sotto controllo l’infezione e, nella maggior parte dei casi, i sintomi saranno lievi o assenti (i vaccini proteggono comunque dalla malattia grave e dalla morte). Anche se non si arriverà all’immunità di gregge si raggiungerà una ridotta, ma efficace immunità di massa, sufficiente a farci riprendere una vita normale, riuscendo così a controllare se non totalmente le infezioni, almeno le malattie gravi (anche grazie a nuove terapie).

Il virus diventerà endemico?
Il 90% degli scienziati se lo aspetta secondo un sondaggio condotto dalla rivista Nature. I virus endemici come ad esempio l’influenza circolano continuamente in comunità, spesso causando picchi periodici quando ci sono condizioni che ne favoriscono la trasmissione. Quando il coronavirus diventerà endemico, come lo sono i suoi quattro cugini che causano il raffreddore, sarà anche meno problematico, non tanto perché il virus è cambiato, ma perché non è più nuovo e le persone non saranno immunologicamente vulnerabili. Alcuni scienziati hanno previsto che, una volta raggiunta la fase endemica, l’esposizione primaria al virus si verificherà durante l’infanzia, quando l’infezione causa principalmente malattie lievi o asintomatiche. A quel punto il Covid, forse , potrà essere considerato molto simile al comune raffreddore. Quanto ci vorrà? Non meno di due-tre anni.

Ha collaborato Fabrizio Pregliasco, virologo, direttore generale dell’Istituto Galeazzi di Milano