(di Ernesto Galli Della Loggia – corrieredelmezzogiorno.corriere.it) – Da oggi la Campania non è più una regione dell’Italia ma si candida a divenire un microstato del centro America, tipo Haiti o il Guatemala. Naturalmente a insaputa dei suoi cittadini ma per volontà e decisione di uno solo, di Lui, del Supremo, del Governatore Vincenzo De Luca. Che forte di una maggioranza in Consiglio regionale evidentemente pronuba e blindata ha deciso di procedere a una modifica dello Statuto regionale, di gettare alle ortiche il vincolo dei due mandati, e di spianarsi così la strada a una terza rielezione. Magari preludio, alla tornata successiva, all’ elezione di un altro De Luca avviando così la trasformazione dell’autocrazia in una monarchia ereditaria, perché no? La retorica del potere espressa dallo stile di governo di De Luca, infatti, è l’esatto opposto di quella propugnata da Beppe Grillo. Invece di «uno vale uno» dell’Elevato l’«uno vale tutti» del Nostro. Serve a poco la giustificazione che così hanno fatto anche altri (per esempio il Veneto). Serve a poco invocare la miseria del regionalismo italiano, sempre più avviato a divenire una caricatura di se stesso. In politica il senso delle cose cambia (e di molto) a secondo i tempi, i luoghi e le persone. Il terzo mandato della Merkel non ha avuto proprio lo stesso significato di quello di Putin.

L’ambizione di De Luca a stento nasconde tuttavia un’intima insicurezza. A suo modo è la ratifica di un fallimento. Egli infatti si ricandida a governare la Campania da qui all’eternità perché sa che invano potrebbe mai aspirare a un qualche carica maggiore, nell’ambito ad esempio del potere nazionale. Sa che quel livello gli è precluso, che a quel livello le sue chiacchierate macchiettistiche non riescono a portarlo. Il suo cursus honorum, insomma, finisce qui a Napoli, e ciò in cui al massimo altrove può sperare è uno strapuntino di terza fila a Montecitorio.PUBBLICITÀ

Ma il disegno del Presidente della giunta regionale parla anche di altro. Parla della penosa situazione politica della Campania. Se De Luca punta alla rielezione, infatti, è perché è convinto di non avere rivali pericolosi. Gli si deve credere. In tutto il Paese, ma ancora di più nel Mezzogiorno, il potere di governo ha ormai sterilizzato, cancellato, ogni altra dimensione della politica, ogni dibattito vero, ogni alternativa. La sola politica che ormai esiste è quella di chi comanda, di chi manovra le risorse, e naturalmente le adopera innanzi tutto per perpetuare il proprio ruolo.