(Giuseppe Di Maio) – Nonostante la campagna di discredito, gli sgambetti in Parlamento, la legge elettorale ad hoc, le elezioni del marzo del 2018 procurarono al M5S la maggioranza relativa. Tutti gli altri: una palizzata di nemici decisi a rifarsi dell’insuccesso elettorale. Bisognava scegliere. O il Movimento non governava (aspettando che gli italiani capissero, e gli consegnassero in altra occasione la maggioranza assoluta), oppure si adattava a condividere con gli altri l’onere di governo. Il M5S scelse la politica. Scelse il compromesso, pur di portare a casa risultati che sebbene al ribasso potessero giovare al popolo italiano.

Chi ha decifrato la struttura della società sa che davanti al giudice si realizza la disuguaglianza di classe. Sa che il sistema giudiziario è l’ultimo guardiano della prosperità dei dominanti. Insomma, rubando si acquista potere, e restando impuniti si può continuare a rubare. Se l’abuso passa inosservato i ladri dominano sui probi e la società diventa una galera, il cui guardiano è un sistema ad uso dei furbi. Il nostro è un impianto giudiziario del tutto inservibile per tutelare la dignità dei miseri. Il suo ufficio ad impulso e sviluppo privato conferma differenze sociali che arruolano diseguali qualità di difesa, consentendo a tutti gli effetti una giustizia plutocratica. Una giustizia così può essere massimamente iniqua se la si affoca di procedure e garanzie attivabili solo dalla classe abbiente, che in tal modo può sfuggire alla sentenza e alla sua imparzialità.

In Italia il numero dei giudici è uno dei più bassi d’Europa. Per contro quello degli avvocati è il più alto assieme alla Spagna nostra compagna in questo fatale primato. Il numero dei legali aumenta a dismisura la litigiosità degli italiani intasando le cancellerie e aggravando il lavoro dei magistrati. La riforma Cartabia s’inserisce  e si spiega in questo contesto malato.

In appello è stata abolita la Reformatio in peius, è stato respinto il giudice monocratico per i reati minori, sono restati soggetti alla tagliola della riforma i reati ecologici e tutta la serie dei processi per corruzione e dei reati collegati alla mafia. Quindi, se non si scoraggia il ricorso all’appello, se non si liberano magistrati per i processi più importanti, e non si puniscono i reati che consentono il malcostume italiano, vuol dire che il processo breve non era il vero obiettivo del governo, ma al contrario la sua estinzione. L’obiettivo era l’impunità di una classe. E non è questo che chiede l’Europa. Poiché sarebbe come se ci avesse chiesto di diminuire le degenze in ospedale e noi eseguissimo uccidendo i malati in corsia.

Il M5S ha messo definitivamente da parte la rivoluzione. Il risultato dell’abile mediazione di Conte è stato purtroppo eloquentemente pesato da Di Battista nel suo post, e i chili di deiezione sono tuttora troppi per poter giovare al popolo italiano. Giacché una domanda sorge spontanea: come mai persino a Berlusconi nel periodo più rigoglioso del suo potere non era riuscita la porcata che oggi riesce a Draghi? E la risposta è che a volte si possono costringere i propri nemici a mitigare l’ingiustizia di alcune leggi, molto di più stando all’opposizione minacciando guadagni elettorali, che restando assieme al governo lavorando al compromesso e alla mediazione.

Come si è visto dal comportamento piddino in questa occasione, perfettamente concorde con quello di tutti gli altri, la staccionata nemica del 2018 è tuttora in buona salute. Il progetto politico che prevede l’alleanza con un tale soggetto è falso e nocivo. Noi del M5S possiamo solo ambire a sostituire l’intera sinistra nel panorama politico italiano, e null’altro. E possibilmente, all’opposizione.