(Giuseppe Di Maio) – Se il contatore della prescrizione si azzerasse ogni qual volta le difese chiedono una dilazione, un accesso, una garanzia di qualsiasi natura; se i magistrati ricevessero poi una censura fino alla destituzione per ogni processo prescritto, allora la riforma Cartabia potrebbe essere approvata anche con i tempi da essa indicati. Ma il naso adunco della giustizia italiana la riforma l’ha fatta per salvare i ladri non i processi, per accusare i giudici non gli imputati e i loro avvocati.

Quando un capo ha in mente un progetto ingiusto chiama gente corrotta per realizzarlo. L’opinione pubblica, abituata ad essere indulgente con il sesso femminile, una volta di più deve ricredersi sulla buona volontà in gonnella. L’impassibile monaca di San Giorgio su Legnano ha cominciato a dare segni di irritazione dopo i legittimi attacchi alla sua legge. Agli argomenti oppositivi dei 5 stelle risponde stizzita che i loro ministri l’avevano già approvata in Consiglio. Ma la sua difesa prescinde dal quid della riforma e porta argomenti imprecisi e paralleli: se non l’approviamo non avremo i soldi del Recovery. Alle critiche analitiche del procuratore Gratteri risponde che i suoi processi non saranno toccati, giacché i reati che prevedono l’ergastolo, come succede spesso per quelli di mafia, sono esclusi. Ma le sentenze di D’Alì e Cosentino non sono d’ergastolo, e i loro processi con la nuova legge sarebbero stati prescritti.

Il procuratore di Catanzaro ha ampiamente spiegato che da noi le impugnazioni prima della Bonafede erano le più numerose d’Europa: due volte quelle della Spagna, e tre della Francia. I ricorsi in Cassazione fino a 10 volte più di altri paesi simili al nostro. Sicché la possibilità di sfuggire alle pene con le trappole proposte dalla Cartabia eleverebbe ancora di più questi numeri, bloccando il processo penale e garantendo una generale impunità di classe. E’ per questo che in Italia i processi durano di più, per il loro numero, e per il ricorso a difese pretestuose. Ma il nostro è il posto assurdo dove, se la relazione sullo stato di diritto dell’Unione europea elogia i risultati della riforma Bonafede, magicamente viene trasformata dalla stampa nella “Commissione che approva la Cartabia”. Il nostro è il paese dove la presidente dell’alta Corte propone senza vergogna tagliole ai processi sapendo che con le attuali procedure coloro che si possono permettere avvocati adeguati sicuramente sfuggiranno alle pene.

E se dopo la visita alle carceri la sentiamo dichiarare che esse sono troppo affollate, siamo già portati a pensare che voglia liberarle di qualche amico suo. Poiché noi siamo il paese che inorridisce per le pratiche dei poliziotti americani, ma crede alle favole che racconta Salvini. Crede che la difesa sia sempre legittima, anche quando è aggressione a mano armata; crede che le pistole sparino da sole, senza prima mettere il colpo in canna; crede che una calibro 22 possa uccidere un uomo per caso senza mirare agli organi vitali. Crede di avere una giustizia veloce ed efficiente anche se è ingiustizia, perché il nostro popolo scende in piazza contro chi gli vuole salvare la vita, non contro chi gliela sta rubando.