(di Monica Guerzoni – corriere.it) – Il Movimento è sotto choc, una botta così violenta nessuno se l’aspettava. Il post con cui Beppe Grillo ha ucciso in culla la leadership di Giuseppe Conte ha spiazzato tutti e gelato il paziente lavoro dei pontieri. «Così il Movimento è morto», gemono nel fronte contiano. E adesso? La parola impronunciabile, che terrorizza i parlamentari e rimbalza sulle chat, è «scissione». Sono in molti ormai a ritenerla inevitabile, tanto che nei gruppi c’è già chi fa di conto e ipotizza lo strappo di «un centinaio tra deputati e senatori». Ricucire appare impossibile, dopo che il fondatore del M5S ha scolpito sul blog giudizi lapidari e definitivi, come «Conte non ha visione politica» e il suo nuovo statuto «è seicentesco».

Parole distillate per far male e lasciare il segno, a costo di spaccare in due il Movimento. «Beppe non è lucido, non è più lui», è il mantra condiviso dai contiani. Ora la palla è di nuovo nel campo dell’ex presidente del Consiglio, il quale non sembra avere altra scelta che ragionare su un nuovo partito, un altro partito fuori dal Movimento. «Non voglio fondare un mio partito personale», aveva detto ieri al Corriere, senza però chiudere del tutto e spiegando al tempo stesso che per dar vita a una nuova forza politica, radicata sul territorio, ci vuole tempo. E lui il tempo lo ha: due anni, da qui alle elezioni politiche del 2023.