(di Antonio Atte – adnkronos.com) – Il tema del doppio mandato continua a infiammare il dibattito interno al Movimento 5 Stelle. Ospite della trasmissione ‘Di Martedì’ su La7, Giuseppe Conte ieri ha spiegato che la questione relativa a una possibile modifica della regola ‘aurea’ dei 5 Stelle non sarà affrontata nel nuovo Statuto (che entro la fine di giugno sarà sottoposto al voto degli iscritti sulla nuova piattaforma web). Il nodo, ha sottolineato l’ex premier, sarà sciolto in seguito: “Subito dopo l’approvazione dello Statuto lavoreremo per riformulare, per quanto necessario, codice etico e vari regolamenti. Affronteremo questo tema”, ha assicurato il leader in pectore del M5S. Ma la tensione resta alta nei gruppi parlamentari: molti eletti chiedono a Conte di prendere una posizione netta sull’argomento e nell’attesa si guardano bene dal versare i mille euro mensili chiesti per riempire le casse del nuovo Movimento

“La priorità – afferma Francesco Berti, deputato alla prima legislatura – è riorganizzare il M5S sui territori e fare rete con i consiglieri eletti. Il tema del doppio mandato va affrontato in tempo utile per le prossime elezioni, ma il vero tema è come valorizzare le competenze interne del M5S indipendentemente dal secondo o terzo mandato”. Il boccino è nelle mani di Conte, che secondo alcuni rumors avrebbe incontrato ieri Grillo nella villa del comico a Marina di Bibbona per parlare del nuovo Statuto e della Carta dei valori 5 Stelle, documenti che passeranno per un voto sulla nuova piattaforma. Successivamente, entro la fine di giugno, gli iscritti saranno chiamati a esprimersi sulla leadership di Conte

Intanto si consuma l’ennesimo strappo in casa 5 Stelle con le dimissioni dal Collegio dei Probiviri di Raffaella Andreola. In una lettera indirizzata agli “organi associativi” del Movimento (e che l’Adnkronos ha potuto visionare) Andreola denuncia “pressioni insistenti” sul Collegio dei Probiviri per “non attuare provvedimenti disciplinari verso chi non rispettava le regole come il versamento delle quote spettanti all’Associazione Rousseau”.

Tra le ragioni che l’hanno spinta alle dimissioni, scrive Andreola, “la scelta di non eleggere democraticamente un Capo Politico dopo 30 giorni dalle dimissioni di Luigi Di Maio (così come prevedevano le regole e lo Statuto)” e “la scelta di mantenere in prorogatio un reggente per oltre un anno mentre svolgeva anche il ruolo di componente del Comitato di Garanzia, andando a creare uno squilibrio di poteri tra l’organo di direzione (Capo Politico) e l’organo di garanzia (Comitato di Garanzia) e soprattutto una netta separazione tra le competenze dei due organi”.

L’ex probivira punta il dito anche contro la scelta del reggente Vito Crimi “di dare mandato ai Capigruppo e dunque anche ai Probiviri di provvedere all’espulsione dei parlamentari che non hanno votato la fiducia al Governo Draghi” e “la scelta degli altri componenti del Collegio dei Probiviri di aprire un procedimento nei confronti dei parlamentari che non hanno votato la fiducia al Governo Draghi, lasciando da parte dossier importanti e pregressi come i portavoce indietro con le rendicontazioni”.