(Roberta Labonia) – Tanto tuono’ che piovve: la prolungata spremuta di cervelli del centro destra ha finalmente partorito il nome del candidato al soglio capitolino romano: Enrico Michetti. La nostra irriverente romanità ci ha subito indotto a porci l’inevitabile domanda: chi cazzo è Enrico Michetti? Ebbene apprendiamo dalla stampa (perché Wikipedia, porella, anche lei non ne sa niente), che questo signore, classe ’66, è un avvocato, docente esperto di diritto pubblico, Innovazione Amministrativa e diritto degli Enti Locali, che dal 2017 è Cavaliere dell’Ordine “al merito della Repubblica Italiana” in considerazione “delle particolari benemerenze rese alla Nazione”. Quali, non è dato sapere. Ciò che sappiamo invece, ora che ci siamo documentati, è che ‘sto Michetti vanta una discreta claque fra gli utenti radiofonici di Radio Radio, un emittente romana destrorsa. Ci tiene una rubrica settimanale che gli è valso l’ appellativo di ” tribuno del popolo”. Alcune sue perle: “i vaccini sono come il doping praticato nelle repubbliche dell’est” (salvo, poi, farselo il vaccino). Riferendosi ai Dpcm di Giuseppe Conte, ebbe a dire: “neanche il Duce tra il 1922 e il 1925 aveva questi poteri! “. Per non parlare di quando, in piena pandemia, andava suggerendo ai suoi ascoltatori: adottate il saluto romano perché è “più igienico”!

Nella sua rubrica radiofonica troviamo anche una narrazione edulcorata e nostalgica di Giulio Andreotti e, andando indietro a 4 anni fa, un escamotage per uscire dall’euro senza farsi male (cioè uscire dall’Unione europea).
Questa è la figura emblematica, un cosiddetto candidato “civico”, sotto le cui mentite spoglie oggi si cela un impresentabile destra italiana che, a Roma, altro non è che la longa mano di Giorgia Meloni sul Campidoglio (Alemanno docet).

Ma Enrico Michetti è anche altro: grazie ad un articolo del Fatto Quotidiano di oggi sappiamo che Michetti presiede la società romana Gazzetta Amministrativa srl che fornisce abbonamenti e servizi alla Regione Lazio per aver abbondantemente attinto ai quali alcuni politici oggi sono sotto la lente della Corte dei Conti e della Finanza, che gli contesta di aver acquistato dal loro sito servizi a prezzi gonfiati o fruibili altrove gratuitamente. Parliamo di un danno erariale presunto di 839 mila euro: bel biglietto da visita!

Con Michetti si completa il tridente che ad ottobre prossimo tenterà di scalzare Virginia Raggi dal Campidoglio. A ben guardare anche gli altri 2 che lo compongono non possiamo che definirlo un campionario variegato dell’Ancien Regime:
Carlo Calenda è un trombato dell’era renziana portato (e finanziato), da pezzi da ’90 di Confindustria. Uno che dopo non aver risolto alcuna crisi aziendale di rilievo quando incarno’ il ruolo di ministro dello Sviluppo Economico, ebbe il colpo di genio di mettere gli indiani di Mittal, i leader mondiali dell’acciaio, dentro l’Ilva, non intuendo quello che tutti, intorno a lui, avevano previsto e cioè che gli indiani di Mittal erano venuti in Italia per liquidarla Ilva, non per rilanciarla. Cosa che puntualmente hanno fatto lasciando lo Stato col cerino in mano.

Roberto Gualtieri, il grigio candidato pescato last minute dal Pd dopo il niet dei 5 Stelle su Zingaretti. Uno che, nel completo vuoto di idee e di un programma suo (più o meno come il partito che rappresenta), in questi giorni sta spacciando per suo quello della Raggi. Oggi, a proposito del Recovery Plan, se n’è uscito con questa frase : “ci sono svariati miliardi che potranno arrivare se Roma si farà trovare pronta con i progetti” ha detto, ben sapendo che la Giunta Raggi ha già pronti 159 progetti per 25 miliardi di euro da finanziare con i fondi europei in arrivo. Furbo lui.
In assenza di meriti, questi personaggi hanno già ingaggiato, megafonati da tutti i media, una feroce campagna anti-Raggi all’insegna della menzogna. Diventa sempre più concreta la predizione di Virginia quando, poco tempo fa, ha detto che “senza continuità, per Roma sarebbe una tragedia”.

Se i miei concittadini romani si affideranno ad uno di questi personaggi, anziché riconfermare la Raggi dopo che Roma l’ha rilevata dalle mani di un commissario governativo praticamente in stato di fallimento, proprio quando, certosinamente, con dedizione estrema, anno dopo anno, ne sta sanando i conti e la sta rilanciando con nuovi investimenti, beh, se ne meriteranno le prevedibili conseguenze, un film già visto : riaprire le porte dell’amministrazione capitolina a faccendieri, lobbisti e mafie varie.

E poi non dicano che non glielo avevamo detto.