(Stefano Rossi) – Marina Petrella, terrorista comunista, si macchiò del sequestro del giudice Giovanni D’Urso, (12 dicembre del 1980), del sequestro dell’assessore regionale della Dc Ciro Cirillo (27 aprile del 1981) e l’uccisione dei due agenti di scorta,  dell’omicidio del generale dei Carabinieri Enrico Galvaligi (31 dicembre 1980), del tentato omicidio del vice questore Nicola Simone, rapine a mano armata e attentati vari.
Risulta coinvolta anche nel sequestro Moro.
Venne condannata con due sentenze passate in giudicato all’ergastolo con isolamento diurno per sei mesi.
Deve scontare la pena dell’ergastolo come tutti gli italiani e stranieri che vengono condannati da un tribunale italiano.
Eppure, per certa cultura, per certa gente la legge, ma solo per loro, non si può applicare bensì interpretare.
A modo loro.
Ieri a Parigi,  davanti la Chambre de l’Instruction, è comparsa ed ha detto alcune frasi che sono tipiche, incontrovertibili per certa cultura.
La mia generazione è nata pochi anni dopo la guerra, c’è stato un passaggio di testimone dalla Resistenza a noi…..Ho fatto 10 anni di carcere, fra Italia e Francia. E trenta di esilio, un’espiazione quotidiana che dura tutta la vita, una pena senza sconti. Senza la possibilità di tornare nel proprio Paese, e sotterrare i propri morti…Le vittime per le quali siamo stati condannati, perdonate il linguaggio cinico, orribile, sono state largamente risarcite da tutti i compagni che hanno fatto ergastoli. Non sono vittime rimaste prive di riconoscimento, punizione, memoria. Questa idolatria vittimistica è un grande passo indietro filosofico”.
A chi gli faceva presente che il ministro della Giustizia Éric Dupond-Moretti aveva paragonato i suoi assassini, e degli altri terroristi ora in attesa di estradizione, come quelli al Bataclan, ha risposto: “Paragone di volgarità oscena, ricordi piuttosto Piazza Fontana, Brescia, Bologna, Reggio Calabria”.

  1. Questa donna è nata nel 1954, ma di quale “testimone della Resistenza” vaneggia? Come si fa a dire che una nata nel 54 (nel 1972, compì 18 anni), si sarebbe potuta sentire erede della generazione che fece la Resistenza? E’ un modo meschino per giustificare l’uso delle armi? Per dire che erano ancora in guerra? Ma con chi? Con i nazisti nel 1970 o 80? Questa donna ha ucciso il generale Galvaligi il quale, dopo essere sfuggito alla cattura dei tedeschi, aderì alla Resistenza e divenne partigiano. Lui sì partigiano non questa terrorista che non ha il coraggio nemmeno delle sue azioni.
  2. Dice che, poverina, avrebbe già scontato la “sua” pena facendosi 10 anni di carcere e, il soggiorno del tutto libero in Francia, lo definisce “esilio” che l’ha portata ad “un’espiazione quotidiana”. In pratica, secondo questa donna, lei avrebbe già subito la pena. Non quella inflitta dai tribunali ma quella che lei stessa ha ravvisato.
  3. Poi l’ignobile, nefanda, disumana considerazione verso le vittime della loro furia rivoluzionaria. Secondo questa donna, le vittime degli anni di piombo sono state ampiamente ricompensate dagli ergastoli degli altri compagni arrestati e condannati. Quindi, sempre secondo questo essere, i suoi omicidi, le sue rapine, i suoi sequestri, lo strazio delle vittime che sono anche quello dei familiari delle vittime, sono state gratificate ma non dal suo ergastolo bensì di qualcun altro.
  4. Infine, non poteva mancare la disquisizione tra gli omicidi buoni e quelli brutti, sporchi, cattivi, naturalmente della destra.

Queste deliranti considerazioni non provengono solo da una terrorista latitante che è sfuggita alla giustizia italiana. In modi più eleganti le ritroviamo nelle persone che appaiono distinte e miti.
Ecco cosa si è inventato Luigi Manconi nel difendere questi terroristi che hanno lasciato una scia di sangue lunga chilometri.
Ha rilasciato un’intervista su Il Riformista il cui direttore, Piero Sansonetti, difese cocciutamente un altro terrorista comunista, Cesare Battisti, anche quando questi alla fine confessò i suoi omicidi.
Ma i voli pindarici del suo pensiero meritano di essere scolpiti sul marmo di Carrara a futura memoria per non dimenticare come si possa essere cinici e malvagi nel ragionamento, pur apparendo del tutto garantisti e tanto buoni; ma solo verso chi sta dalla loro parte politica.
“Il diritto penale vive di una costante dialettica tra passato, presente e futuro, nella consapevolezza di come il primo non possa del tutto cristallizzare gli altri….Come il dio Crono con la sua falce, la prescrizione estintiva seleziona ed estingue, appunto, ciò che al tempo deve cedere, contraendo la memoria. E qui mi riferisco sia al tempo come durata, che produce un cambiamento nell’autore del reato, spesso radicalmente diverso da quello che era al momento del delitto; sia come distanza che affievolisce quell’allarme sociale su cui si fonda l’esigenza punitiva….Appunto, l’eccessiva distanza temporale tra il reato e la sua sanzione priverebbe quest’ultima anche della sua essenziale funzione rieducativa, dal momento che non si può condannare oggi, nello stesso modo, chi è nel frattempo divenuto profondamente diverso da chi era ieri”.
A certa gente sfugge proprio la legge italiana.
Il Prof. Manconi si riferiva al terrorista Pietrostefani quale mandate dell’omicidio del dott. Luigi Calabresi, condannato a poco più di 14 anni di reclusione, ma essendo di natura terroristica quel reato, la prescrizione si raddoppia.
Quindi, secondo Manconi vige il principio del tempo che cancella tutto.
Secondo la legge italiana, invece, vige il principio secondo cui, nei casi più gravi, come gli atti di terrorismo, la prescrizione si raddoppia quando non si verifica affatto, come per l’ergastolo.
Egli invoca il dio Crono ma non spiega che questi terroristi, che difende, hanno goduto di una politica demenziale di un presidente francese che non ha eguali in nessuna parte del mondo. Uno che voleva ergersi a paladino di tutti i rivoluzionari inseguiti e perseguitati dalle leggi dei Paesi di origine.
Qui il tempo trascorso, la prescrizione, il disinteresse dello Stato nel perseguire i rei non c’entrano un bel nulla. C’entra la c.d. dottrina Mitterrand che certo non poteva essere prevista da chi scrisse il codice penale e di procedura penale.
Altrimenti quei galantuomini avrebbero aggiunto pure quella pur di assicurare sanguinari assassini alla giustizia italiana.
Ma quale filosofia! Ma quale Illuminismo!
Egli cita una sentenza della Consulta. Si legga invece quella della Corte di Cassazione, Sezioni Unite, 12 maggio 2016 n. 19756, nella quale potrà leggere: “… nessuna pronuncia ha mai posto in dubbio la condivisa convinzione secondo cui sono certamente sottratti alla prescrizione tutti i delitti per i quali la legge commini l’ergastolo e non debba essere irrogata (in concreto) pena diversa da quella perpetua”.
Ma, ripeto, quando si ha a che fare con gente che si sente sempre dalla parte giusta, ogni ragionamento risulta vano.