(Francesco Rigatelli – la Stampa) – «Di questo passo non è pessimistico pensare che a fine maggio ci sarà una nuova ondata, ma assai realistico». Andrea Crisanti, professore ordinario di Microbiologia all’ Università di Padova, mette in guardia dall’ eccesso di euforia per le riaperture.

Ha visto l’happy hour per le strade italiane?

«È iniziato già dal weekend scorso e non era difficile da prevedere. Mi permetta un altro pronostico facile: nelle prossime settimane ci sarà chi dirà “Avete visto, la curva dei contagi non risale nonostante le riaperture”».

E invece?

«La dinamica del virus è complessa. Da una parte ci sono le restrizioni dei mesi scorsi, che per altre due o tre settimane modereranno la curva, ma dall’ altra arrivano i nuovi contagi dovuti alle riaperture, agli aperitivi, alle visite agli amici e alle scuole, i cui risultati rimarranno invisibili per qualche tempo ed esploderanno a fine maggio. Il periodo di latenza illuderà che tutto stia filando liscio, ma sarà solo un effetto ottico».

Ci sono diverse stime su tale impatto, quanto sarà grave?

«L’ intensità di un’evitabile ulteriore ondata dipenderà dal ritmo della vaccinazione e dall’azione della variante inglese o di altre mutazioni, come quella indiana. Proprio queste temibili novità avrebbero richiesto maggiore prudenza. Si sarebbe dovuto seguire l’esempio dell’ Inghilterra, che solo dopo aver vaccinato il 70 per cento della popolazione si è permessa timide riaperture. Il contagio va diminuito molto di più prima di alleggerire le misure, altrimenti senza tamponi e tracciamento riparte in poche settimane».

La vaccinazione potrebbe aiutare?

«Se fosse al livello inglese sì, ma in Italia quasi la metà degli ottantenni non ha ricevuto la seconda dose e si inizia a vaccinare i sessantenni senza aver raggiunto l’ 8 per cento della copertura totale dei settantenni. Si riapre senza aver messo in sicurezza il Paese e confidando nella bella stagione, dimenticando che l’ anno scorso venivamo da forti chiusure e che la vita all’ aria aperta può solo mitigare il contagio».

La variante indiana sostituirà quella inglese?

«Sarà un bel match. Certamente ha grande capacità di diffusione, ma non si può dire ora se superiore all’ inglese. Ha però in più due mutazioni preoccupanti in una parte del virus che viene riconosciuta dagli anticorpi. Il problema di queste varianti è che portano facilmente alla saturazione degli ospedali, aspetto molto rischioso per il Sud, e dimostrano come in questi mesi non si sia creato un sistema di controllo delle mutazioni del virus. Senza un investimento del genere è davvero imprudente allentare le misure, perché si finisce per facilitare le mutazioni».

Biden toglierà la mascherina ai vaccinati in Usa, quando succederà da noi?

«Quando avremo molti più vaccinati e le varianti sotto controllo. Per ora siamo ancora vulnerabili, e onestamente anche negli Stati Uniti lo sono. Non è Israele, dove sono riusciti a mettere in sicurezza il Paese».

Come mai è tornata fuori la sua polemica con la Regione Veneto sui tamponi antigenici?

«Da mesi considero tutti gli antigenici inaffidabili, non solo quelli scelti dal Veneto, e mi sono espresso più volte in tal senso. La trasmissione Report ha ricostruito la vicenda in modo organico e il mio contributo affatto polemico ha contribuito a ristabilire i fatti. Con il Presidente Zaia non ci sentiamo da mesi e per me la diatriba con lui è acqua passata».