Gli ‘studi’ antilockdown – Cita esempi irrealistici in nome di Salvini

(di Selvaggia Lucarelli – Il Fatto Quotidiano) – Faceva quasi tenerezza giovedì sera, a Piazzapulita, l’onorevole Claudio Borghi. È arrivato in studio con la sua faccia paciosa da leghista buono che i migranti li rimanderebbe sì tutti a casa loro, ma con francobollo, cartolina del Colosseo e “scrivi quando arrivi!”. È arrivato con un foglietto stropicciato in mano, che era un po’ una cosa a metà tra la sua auto-certificazione di autorevolezza (“Vi ho portato uno studio!”) e la lettera del figlio morto in guerra alla mamma, conservata gelosamente dal soldato amico in trincea. Borghi sudava e stringeva il foglietto a sé, erano lui e il suo amico di cellulosa contro tutti, contro il soldato Padellaro, contro il soldato Calabresi ma, soprattutto, contro il temuto generale Crisanti. L’uomo che a parere della Lega ha il gusto sadico di chiudere tutto e tutti, il lugubre studioso che come una vestale di Satana succhia le energie vitali dalle saracinesche abbassate e che a ogni partita Iva chiusa guadagna un anno di vita. Bisogna dire che in effetti Borghi aveva iniziato bene. La sua premessa è stata: “Sono una persona fortunata, non a tutti succede di fare il deputato”. E voglio dire, che già escludesse il merito e riconoscesse la sonora botta di culo, mi era parsa una presa di coscienza encomiabile, specie per un leghista.

Ma il sogno è durato poco. “E quindi io studio”, ha aggiunto con la faccia sorniona di chi sta per estrarre il coniglio dal cappello. È lì che è entrato in gioco il suo inseparabile amico di cellulosa: il fogliettino. L’ha sventolato due, tre volte un po’ per asciugarsi il sudore sulla fronte, un po’, forse, per governare l’effetto doppler e dirigere le eventuali nanoparticelle su Formigli, poi è partito all’attacco: “Negli ultimi mesi tante cose sono state date per assodate, che il lockdown funzioni, che salvi vite… ora, con tutto il rispetto per Crisanti, io su queste cose devo sentire i massimi esperti al mondo e poi decido, Crisanti è un esperto di zanzare, non di queste cose. Con tutta la simpatia per lui, ascolto esperti come il professor Ioannidis, epdimio… epidomio.. epidemiologo… Lui dice che il lockdown non mostra benefit!”. (in realtà lo studio citato da Borghi dice tutt’altro).Vorrei avere le parole giuste per descrivere la faccia di Crisanti, liquidato da un Borghi qualunque come un signor “Né unti né punti”, come uno che nella vita monta zanzariere nel Comacchio mentre i leghisti divorano trattati di epidemiologia confrontandosi su osservazioni cliniche in base ai dati raccolti da Salvini durante le dirette su Instagram. Crisanti – lo si vede chiaramente dal monitor – sembra stia diventando il protagonista di un nuovo body-horror di David Cronenberg, un remake de La mosca, solo che si sta trasformando in zanzara. Una gigantesca, abnorme zanzara incazzata nera. Formigli chiede a Borghi come mai allora nel Regno Unito il lockdown abbia funzionato, Borghi risponde che in realtà i dati del Regno Unito sono sovrapponibili a quelli di altri Paesi che hanno tenuto aperto, dunque da febbraio dello scorso anno, se avessimo lasciato aperto, probabilmente sarebbe stato lo stesso. Insomma, secondo Borghi a giugno del 2020 eravamo a 100 contagi al giorno perché il sole era entrato nei Gemelli, mica perché avevamo fatto tre mesi di lockdown. A quel punto, si sente un forte ronzio: è Crisanti che vuole parlare. “Io sono contento di essere un esperto di malaria, perché io ho potuto studiare le epidemie mentre lei stava in Parlamento, mentre quelli del suo partito dicevano che il virus era morto”.

A quel punto Borghi abbraccia il suo amico di cellulosa, lo stringe ancora più forte cercando conforto. E comincia a snocciolare una perla dietro l’altra: “Guardiamo il Brasile… Bolsonaro ha meno morti di noi per popolazione… Abbiamo tolto due anni di vita ai giovani!… Io sventolo studi, voi dogmi! Crisanti vada a leggere gli studi! Salvini è d’accordo con me!”. Crisanti, ormai completata la sua mutazione in zanzara, lo guarda come fosse un predatore che gli ha appena mangiato le uova. Padellaro e Calabresi lo guardano come fosse un pirla.

Ora sappiamo che la tesi leghista è che i lockdown non servono a niente. Sarà, eppure se Borghi giovedì sera avesse rispettato il coprifuoco e non fosse andato con l’amico di cellulosa da Formigli, di sicuro avrebbe tutelato non so se la sua salute, ma almeno la sua reputazione.