(Alessandro Di Battista) – Nel 2003, parlando alla Camera dei Deputati, Luciano Violante, Capogruppo dei DS, pronunciò queste parole: «Berlusconi sa per certo che gli è stata data la garanzia piena – non adesso, nel 1994, quando ci fu il cambio di Governo – che non sarebbero state toccate le televisioni. Lo sa lui e lo sa l’onorevole Letta. Voi ci avete accusato di regime nonostante non avessimo fatto il conflitto di interessi, avessimo dichiarato eleggibile Berlusconi nonostante le concessione e durante i governi di centrosinistra il fatturato di Mediaset è aumentato di 25 volte». Fassino gli sedeva accanto. Nonostante la connivenza, la complicità, direi il favoreggiamento di quella sinistra nei confronti della Fininvest, la pubblica opinione, quantomeno una parte di essa, si schierò contro i conflitti di interesse di Berlusconi. C’era chi si indignava, chi reputava che un tale accentramento di potere mediatico in poche mani fosse un pericolo per la democrazia. C’era chi lottava per la libertà di stampa e chi riteneva che risolvere i conflitti di interessi fosse la priorità del Paese. Molti di questo scrivevano su Repubblica e L’Espresso, si vantavano del loro coraggio e canzonavano non solo i giornali di B. ma anche quelli della famiglia Agnelli, in quanto voce dei padroni. Da allora l’Italia è cambiata. La Repubblica, La Stampa, Il Tirreno, Il Mattino di Padova, Il Secolo XIX, La Nuova Sardegna, Il Messaggero veneto, Il Piccolo di Trieste, La Gazzetta di Mantova, La Gazzetta di Reggio, La Gazzetta di Modena, L’Huffington Post, Business Insider Italia, Mashable Italia, Il Corriere delle Alpi, La Nuova Ferrara, La Nuova Venezia. E poi e L’Espresso, Limes, Micromega, Radio Capital, Radio Deejay e molte altre testate radio, webRadio, webTv e siti internet hanno un unico padrone: John Elkann. Pochi mesi fa EXOR, holding finanziaria olandese della famiglia Elkann, si è assicurata il controllo del gruppo editoriale GEDI che apparteneva a De Benedetti. EXOR è proprietaria anche di FCA (Fiat Chrysler Automobiles, sede legale ad Amsterdam e sede fiscale a Londra), Juventus FC, Ferrari, The Economist (famosissimo settimanale inglese). Gli Elkann non sono editori puri. I loro business più importanti non sono i media eppure i media gli occorrono. I giornali sono in crisi, crollano le vendite e molti giornalisti – anche loro, così come i lettori, vittime dei media moderni – vengono messi in cassa integrazione. Eppure i giornali hanno ancora un potere: quello di influenzare il dibattito pubblico. Telegiornali e talk-show costruiscono le loro scalette sulle prime pagine dei giornali. Che siano notizie vere o false poco importa. Nei programmi di approfondimento politico molte domande si basano sulla rassegna stampa del giorno. E così “piazzare” un tema alternativo nel dibattito pubblico è sempre impresa ardua. E’ quello che sta facendo il gruppo GEDI, uno dei principali sponsor del governo Draghi.

Qual è la differenza tra il gruppo Elkann del 2020 ed il gruppo Berlusconi degli anni ’90? E’ vero, Berlusconi aveva le televisioni (in regime di concessione pubblica e questo è sicuramente un aggravante). Ma oggi ci sono gli smartphone. Provate a sommare i follower sui social network di tutti i prodotti editoriali che fanno capo agli Elkann. Sono oltre 13 milioni. Anche molti di voi, magari senza saperlo, avete messo un like ad una pagina che di fatto appartiene alla EXOR, un gruppo finanziario con sede ad Amsterdam che sa trasformare un gruppo editoriale in un gruppo di potere. Esattamente quel che fece Berlusconi. Il berlusconismo ha vinto perché si è moltiplicato. La vittoria del berlusconismo si è consumata nei silenzi di chi un tempo si indignava per la Fininvest ma che adesso abbassa la testa davanti agli Elkann. La vittoria del berlusconismo si è consumata nella progressiva narcosi della pubblica opinione ad opera di un unico grande “giornalone” che vede nella monumentale concentrazione mediatica la sua ragion d’essere. Il berlusconismo ha vinto con la sindrome di Arcore (cit. Giovanni Valentini, ex-direttore dell’Espresso) che ha colpito via via le vittime della mala-informazione convincendole ad innamorarsi dei sicari della libertà di stampa come succede ad alcuni prigionieri con i propri carcerieri. E così l’eccezione è diventata la regola. Salvo rari e meritevoli casi i principali gruppi editoriali italiani sono gruppi padronali che appartengono ad editori impuri i cui principali interessi economici e finanziari sono estranei all’editoria. Ed un tale accentramento deve essere proibito per legge. Oggi la pubblica opinione è distratta. Dall’infodemia, dal gossip politico e dalle infinite campagne sulla “fake-news” che cercano di far credere che il problema principale del sistema mediatico siano le balle. Le balle, ahimè, ci sono sempre state. Una tale concentrazione di potere no. Capisci che l’establishment mediatico, e quindi politico-finanziario, sta vincendo quando si sente pronunciare più “fake-news” che “conflitto di interessi”. Capisci che l’establishment mediatico, e quindi politico-finanziario, sta vincendo quando chi ha il coraggio di prendere posizione è la solita, sparuta, minoranza.