(Andrea Scanzi) – Conosco Marco (Travaglio) da quindici anni e non l’ho mai visto così deluso e lucidamente arrabbiato come ieri ad Accordi&Disaccordi. Le sue parole su Grillo e M5S sono state di una durezza rara e (purtroppo per Grillo) non facilmente confutabile.

Deluderò molti, ma delle sorti del M5S in quanto tale mi è sempre importato meno di niente. Come di qualsiasi altro partito. Ora più che mai l’unica cosa che reputo doverosa è costituire quel “campo progressista” di cui tanto parla Bersani, che è infatti il politico che a oggi stimo di più assieme a Conte (Giuseppe. AnDonio proprio no).

Contro questa destra qua, non c’è tempo da perdere. Non sono mai stato iscritto a nessun partito. Non farò mai politica. E non sono mai stato iscritto al M5S. Dunque non voterò su Rousseau (non è proprio la mia tazza di té). Se lo facessi, non so cosa sceglierei. Marco voterebbe “no”. Di Maio voterà “sì”. Di Battista “no”. Grillo “sì”. E via così. Io non saprei cosa scegliere. Il “sì” ha ottimi argomenti, su tutti voler incidere concretamente sulla ripartenza del Paese. E il “no” ha anch’esso ottimi argomenti, su tutti la coerenza (ormai morta) e l’imbarazzo (qualcuno ancora ce l’ha?) nel governare con Gasparri, Boschi, Bonino e Bagnai. Da giorni mi domando se questo Draghi sia la soluzione agognata o la pietra tombale. Diciamo che, al momento, sono come Dylan Dog con gli ufo: “Non ci credo, ma ci spero”.

I 5 Stelle avevano un ruolo chiave nella nascita del governo. Hanno scelto, legittimamente, il “sì”. È in atto il voto della cosiddetta “base”, ma l’esito pare scontatissimo. E qualcosa non torna.

1. Il quesito su Rousseau è posto in una maniera che fa ridere. Facevano prima a chiedere direttamente: “Vuoi votare sì o preferisci essere una carogna infame?”. Il senso è quello.

2. Far passare l’ottenimento del “Ministero per la Transizione Ecologica” come vittoria epocale è un po’ patetico. I 5 Stelle avevano il coltello dalla parte del manico e si sono accontentati del quinto quarto. Spacciandolo per prosciutto Patanegra.

3. Avere ritardato la votazione su Rousseau è sembrato (sembrato?) un prender tempo per essere certi che, al momento del voto, avrebbero sicuramente vinto i sì. Se così fosse, saremmo di fronte a trucchetti puerili. E fastidiosissimi.

4. Costringere Draghi – e il paese! – ad attendere il santo parto di Rousseau dentro una pandemia è francamente imbarazzante.

5. I 5 Stelle sarebbero stati criticati tanto col no quanto col sì. Lo so. Non era una scelta facile. Lo so. Resta il fatto che, in tre anni, hanno governato con Salvini, Pd, Renzi, Bersani, di nuovo Salvini, di nuovo Renzi, Calenda, Bonino, centristi e Berlusconi. Mancano solo Meloni, Godzilla, Gormiti e Chuck Norris.

6. Di Maio è politico scaltro, preparato e ambizioso (chi lo sottovaluta non capisce niente. Anzi meno). Proprio per questo, sentirlo dire che “voterà sì perché l’ha detto Beppe” fa pena. Ma che motivazione bambinesca è? Se “Beppe” diceva che Luciano Nobili è sexy, Di Maio cosa faceva? Lo sposava? Via, su.

7. Partecipare a un governo di unità nazionale è meritorio e lodevole. Persino coraggioso. Il M5S è però passato dal granitico (come no) “O Conte o voto” al “Franza o Spagna purché se magna”. E c’è passato in un giorno!

8. Per dire: Vito Crimi. Nove giorni fa scrive su Facebook “Mai con Draghi”. Una settimana dopo va da Floris a farsi martirizzare dalla prima Mary Ann April che passa, balbettando che “Draghi ci ha stupito, è grillino”. Ma ci prendete per il culo?

9. Questa storia del “Draghi grillino” è una battuta (?) usata da Grillo in un video surreale in cui il “garante” ha straparlato di “banchieri di Dio”, “elevati” e “supremi”. Non fa ridere, Beppe. Non è il momento e non c’è una beata fava da ridere.

10. I 5 Stelle dovrebbero ottenere tre o quattro ministeri (tre, considerando quanto son bravi nelle trattative). Ovviamente non avranno la giustizia, così come non avranno scuola e credo neanche lavoro. Però avranno la transizione ecologica. Un successone! Ecco: quando finirà la luna di miele attuale e Salvini farà Salvini, Renzi farà Renzi e Berlusconi farà Berlusconi, come si comporterà il Movimento? Quando gli “alleati di governo” (sic) cercheranno di smantellare riforma Bonafede, reddito di cittadinanza eccetera, i 5 Stelle preferiranno l’anima o le poltrone? E quando si voterà a maggio nelle grandi città, cosa ne sarà dell’alleanza col centrosinistra? E cosa farà Giuseppe Conte? Il M5S continuerà a dilaniarsi masochisticamente tra grillisti e casaleggisti o crescerà una volta per tutte, possibilmente prima che scompaia tanto il M5S quanto l’alleanza? Auguri.