(Luca Telese – tpi.it) – Indietro in si torna, e martedì in Parlamento si decide chi ha vinto e chi ha perso, in questa crisi. Senza trucchi, senza prove di appello, spero. Nella vigilia della battaglia si cerca sempre il compromesso, questo è noto. Ma c’è qualcosa di incredibile nella notizia di queste ore, nel tentativo di ricomposizione della maggioranza messo in atto dai messaggeri di Italia Viva.

Nell’idea cioè che – non prima e non dopo, ma proprio mentre infuria la battaglia – si possa anche pensare di rappacificarsi: ti tendo una mano mentre con l’altra, pronto a colpirti, impugno il coltello dietro la schiena. Il vero momento in cui Giuseppe Conte ha iniziato la partita della sua vita – lo abbiamo scritto – è stato proprio quello in cui ha cancellato la subordinata dell’accordicchio, il momento in cui ha detto molto grande nettezza: “Se Renzi esce dal governo non ci può più tornare”.

Questa è oggi la linea, non solo sua, ma del governo, di Nicola Zingaretti, del M5s e del Pd. Non potrebbe essere altrimenti, se si segue il codice minimo della morale politica, viene da dire: ma evidentemente non è così, o il codice della morale non appartiene a tutti. E così ieri parla l’ex ministra Elena Bonetti e lancia messaggi concilianti dai microfoni di Sky, parla Teresa Bellanova e tenta di dialogare, parlano persino i pretoriani come Luciano Nobili, che in questa vigilia di battaglia finale usano per la prima volta paroline dolci.

Emergono ipotesi strampalate, come quella secondo cui i renziani in Aula potrebbero addirittura astenersi nel voto di fiducia: dal momento che qualsiasi altro voto li porterebbe a spaccarsi. Ma se io ho appena detto di un premier che mette a rischio la democrazia, e che può esserci un altro “tizio” al suo posto (parole di Renzi, solo 48 ore fa) come posso poi immaginare di dargli via libera?

Davvero la linea può cambiare solo in base alle convenienze del momento? E qui, a far scattare un interrogativo non è il classico e sempre valido adagio: “Timeo Danaos, et dona ferentes”, e cioè che bisogna diffidare dei nemici soprattutto quando dicono di voler portare dei regali. Ma la singolare coincidenza tra il modo di agire dei “due Mattei”, che accomuna nel momento estremo delle crisi sia Salvini che Renzi.

Si tratta di un nuovo moderno ossimoro della politica italiana, quello per cui, mentre provo ad ammazzarti, cerco contemporaneamente anche ad usarti come rete di sicurezza. Così un anno e mezzo fa Matteo Salvini, proprio mentre provava ad accoppare il M5s al Senato, offriva la presidenza del Consiglio a Luigi Di Maio. E così oggi Matteo Renzi, proprio mentre prova ad accoppare Conte al Senato, gli spiega che ci si potrebbe anche rimettere allegramente insieme in un Conte ter.

Così uno tiene la poltrona, l’altro salva la faccia, e tutti sono contenti. Mi viene in mente, mentre associo questi due tic politicistici, che “i due Mattei” rivelano una affinità anagrafica e culturale, e quindi anche politica. Non a caso hanno esordito entrambi nella palestra dei quiz televisivi. E non a caso hanno una idea della politica che pare fondata più sui social e sulla Playstation, che sulle idee.

Il social non ha memoria lunga, perché è un frutto che rinasce ogni giorno: puoi avere successo anche sostenendo posizioni contrapposte, se nessuno ti ricorda la tua incoerenza. E il videogame è fondato sull’idea che tu hai tre o cinque vite, che al contrario di quella reale, puoi giocarti in modo diverso, e ogni volta ricominci: una per morire nel burrone, una per imparare ad usare un’arma.

Come in quel film con Tom Cruise che muore e risorge nella stessa battaglia – “Vivi, muori ripeti” – Renzi pensa che se una volta salti su una mina girando a destra, quella successiva puoi salvarti girando a sinistra. Ecco perché ai giocatori di playstation di Italia Viva non sembra un assurdo uccidere e rappacificarsi, perché il gioco non pone vincoli di valore.

Fai solo quello che ti diverte, o che ti permette di passare ad un altro quadro. Sarebbe molto bello se Conte e Zingaretti, come sembra, non cadessero in questa tentazione, così lontana dalla loro formazione. Il mondo e la politica si reggono su regole antiche: in una lotta fratricida tertium non datur: se sopravvivi hai vinto, se muori ha perso. E se martedì Renzi fallisce nella sua congiura di Palazzo, non c’è un altro quadro in cui giocare, c’è solo il Game over.