(Giuseppe Di Maio) – Ho sempre pensato che per un animo reazionario il momento più felice del ‘900 fu quando il generale Tejero sparò in Parlamento dicendo: ”Quieto todo el mundo!” Ma adesso siamo nel XXI secolo e possiamo solo migliorare. Finora il popolo s’era messo in testa le corna per girovagare nel pratone di Pontida, oggi se l’è messe per entrare nel Senato. Capitol Hill è stata presa d’assalto come nei migliori copioni delle rivoluzioni ottocentesche, e la democrazia americana che, solo trent’anni fa, sulle macerie del muro di Berlino, festeggiava la sua vittoria definitiva sul Comunismo, è scappata davanti al popolo elettore.

In fin dei conti ce l’aspettavamo, almeno io, con un misto di inquietudine e di compiacimento. Sì, volevo vedere come se la sarebbe cavata la democrazia dei plutocrati con un bugiardo compulsivo come Trump. Volevo vedere cosa facevano le istituzioni con un popolo che solo ieri ha imparato dove fosse la sede del Senato. In effetti, 4 morti, finora, sono un bilancio già disastroso che l’interesse privato sta facendo pagare alla democrazia. Ed è inutile che addebitino a Trump tutte le colpe, il problema è anche delle regole vecchie, è costituzionale, è di aver affidato molti passaggi istituzionali solo alla correttezza degli interpreti.

Anche da noi, nel nostro piccolo, ci sono state elezioni con strascichi contestatorî. Anche da noi il popolo è sceso in piazza per mostrare il proprio dissenso alle istituzioni. Ma da noi è ancora un’élite popolare a dissentire: perciò ordinatamente ha lanciato le monetine a Craxi, ha affollato il piazzale del Quirinale per accompagnare Berlusconi dimissionario, ha fatto a Roma il giro del centro all’indomani delle elezioni del 2013, e 5 anni dopo si è riunita al Colosseo contro un Mattarella che voleva mettere il naso tra i ministri del governo.

Ma l’America è diversa, l’America è avanti. Alla sua democrazia partecipa una minoranza dell’elettorato. E quando le tifoserie sono gremite (cioè come in queste presidenziali con affluenza inedita al 66%), richiamano dal non voto un elettorato incredibilmente scadente. Jake Angeli è certamente uno di questi, anche se potrebbe essere solo un prezzolato, un Filippo Roma con le corna, non lo sappiamo ancora. Comunque c’è stato qualcuno che ha esercitato tutta la sua dissacrazione nelle aule del potere: si sono pure fregati il leggio dello speaker. E’ un popolo escluso, quello che ha assalito Capitol Hill, un popolo disperato. E’ un popolo con cui non è possibile compiere la democrazia. E quando uno psicopatico ladro narciso ne conquista il vertice, non si trovano più antidoti per curarla.

L’esclusione che è a fondamento della disuguaglianza, rischia di compromettere il sistema democratico. E ben gli sta! La festa dell’elettorato reazionario raccolto dalle fake news di Trump, di Salvini e Meloni, di Bolsonaro etc, e di tutti coloro che partecipano senza alcuna regola alla formazione del pensiero unico, ha distrutto la democrazia. Monito per tutti per regolamentare al più presto la stampa e le balle da propinare alla gente. Trump ha scatenato i molossi dell’ignoranza e dell’emarginazione, e l’America non sa più come comprarseli. L’inutile voto tenuto in vita solo per il controllo sociale si è tramutato in tumulto. Ridono con me l’Asia, l’Africa e mezza America, ridono alla faccia dei padroni, alla faccia democrazia più antica del pianeta.