(Paolo Russo – la Stampa) – La corsa contro il tempo è appena iniziata ma Asl, ospedali e Rsa sono già in affanno. Perché nella maggior parte dei casi l’ unica cosa certa è l’ elenco di chi si vaccinerà a partire dal 27 dicembre, quando un primo manipolo di 9.750 infermieri e medici mostrerà il braccio a beneficio di telecamere per immortalare l’ inizio della campagna vaccinale più imponente di sempre. Per il resto, raccontano le testimonianze dei camici bianchi ospedalieri che abbiamo raccolto sul campo, nella maggior parte delle regioni non si è individuato ancora il personale che dovrà somministrare il vaccino né quello che avrà il compito di preparare le siringhe con l’ antidoto.

Una procedura così complicata che il manuale d’ uso del servizio sanitario britannico adottato anche da noi sintetizza in ben sette passaggi. Perché le fiale della Pfizer vanno prima scongelate in 3 ore, poi capovolte delicatamente 10 volte prima di essere diluite con 1,8 ml di soluzione iniettabile, «con tecniche asettiche». Dopo occorre «uniformare la pressione del flaconcino prima di rimuovere l’ ago», capovolgere ancora una volta per 10 volte la soluzione diluita, che va contrassegnata con la data e l’ ora della diluizione perché poi va utilizzata «immediatamente ed entro 6 ore». Finita qui? No, perché la fiala contiene 5 dosi da 0,3 ml che vanno prelevate con la siringa sterile.

«Chi è presbite avrà dei problemi», prova a scherzarci su Gabriele Gallone, medico all’ ospedale San Luigi di Orbassano, in Piemonte. «Per il 27 siamo pronti, perché i nostri farmacisti ospedalieri sanno come preparare le dosi e da loro partirà ogni due ore una staffetta che consegnerà i vaccini nei locali scelti per somministrarli al personale ospedaliero. I veri problemi -aggiunge- arriveranno quando bisognerà somministrare il vaccino nelle strutture periferiche, come Rsa e centri psichiatrici dove sarà necessario fare formazione».

Ma l’ indagine che abbiamo condotto tra i medici responsabili regionali del loro sindacato più rappresentativo, l’ Anaao, raccontano difficoltà anche per la partenza del 27. «Non sappiamo nulla, né chi deve preparare le dosi, né chi deve somministrarle e la formazione è nelle informazioni che sono circolate nelle nostre chat», è il quadro del Lazio fornito dal dottor Guido Coen. «Nessuna indicazione su chi deve preparare le fiale e nemmeno sui locali da utilizzare», gli fa eco in Campania Pierino Di Silverio.

«Siamo fermi alla ricognizione su chi intende vaccinarsi, nulla di più», è la cartolina siciliana spedita da Antonino Palermo. «In Lombardia la regione ci ha spiegato a grandi linee il piano, ma tutto è ancora in divenire, con alcune aziende sanitarie che hanno iniziato a raccogliere le adesioni e altre no», riferisce Giovanni Magnone. Che mette il dito nella piaga delle Rsa, quasi tutte private, «dove molti infermieri sono passati nel pubblico accentuando il problema della carenza di organici che farà richiedere molto più tempo per vaccinare gli anziani ospiti».

Torniamo al sud, in Puglia. «Oggi siamo stati convocati per la prima volta in regione, se hanno identificato qualche procedura la cosa sicura è che noi medici fino ad ora siamo stati tenuto all’ oscuro di tutto. Siccome non ci chiamano mai non vorrei che fosse per coinvolgerci in un concorso di colpa», è la lettura fornita da Giosafatte Pallotta, Primario di nefrologia all’ ospedale di Altamura. «L’ unica cosa attiva e funzionante -aggiunge – è il servizio di prenotazione on line sul sito della regione, che fino ad ora sembra abbia raccolto un 70% di adesioni tra il personale sanitario».

La Liguria sembra invece essersi ben organizzata. «Per ciascuno dei 15 presidi ospedalieri individuati abbiamo composto e formato una squadra di preparazione del vaccino, composta da un farmacista e più tecnici, più un’ altra squadra di somministratori, con un medico e 4 assistenti sanitari o infermieri», spiega il direttore della sanità ligure, Walter Locatelli.

Pronta al via anche la Toscana. «Le fiale arrivano scongelate in ospedale poi le fraziona qui il personale già formato, mentre la somministrazione spetterà a squadre di tre, un medico, un infermiere e un amministrativo, rivela il responsabile Anaao toscano, Franco Civitelli. Buoni esempi di una sanità alla quale però nemmeno la pandemia ha fatto smettere gli abiti di Arlecchino.