(Luigi Ippolito – il Corriere della Sera) – Le prime code hanno cominciato ad allungarsi già dalle sei del mattino: la gente si è messa in fila davanti ai supermercati in attesa che aprissero, nel timore di non riuscire più a riempire il carello della spesa. Perché non è bastato che oltre 40 Paesi, inclusa l’Italia, interrompessero i collegamenti aerei con la Gran Bretagna: la Francia ha bloccato del tutto le frontiere, chiudendo l’Eurotunnel sotto la Manica e sospendendo le rotte marittime.

Questo ha costretto alla chiusura il porto di Dover, il terminale da cui passano gran parte delle merci fra il Continente e la Gran Bretagna: e dunque si teme ora per gli approvvigionamenti, in un Paese che importa un quarto del suo cibo dall’Europa. Il governo ha lanciato appelli alla popolazione a evitare il panico, a non darsi a una corsa agli accaparramenti che farebbe solo precipitare la situazione.

Ma una grande catena di supermercati come Sainsbury ha avvertito che già dai prossimi giorni sugli scaffali potrebbero cominciare a scarseggiare la frutta e la verdura, che arrivano in gran parte da fuori. E pure l’arrivo delle fiale di vaccino negli ospedali non è più garantito. E allora la gente inizia ad aver paura. Le scene viste ieri sulle autostrade che portano verso le coste inglesi raccontavano di una situazione drammatica.

Centinaia di camion bloccati, impossibilitati a imbarcarsi verso l’Europa, autisti costretti a improvvisati bivacchi, poliziotti che deviavano il traffico chissà dove. Il governo ha dovuto far scattare un piano di emergenza per parcheggiare i camion sulle autostrade del Kent e perfino uno degli aeroporti locali è stato messo in allerta per essere trasformato in una improvvisata, gigantesca area di servizio. Anche Londra si è svegliata ieri tramortita.

È scattato il lockdown totale, dopo che la capitale è diventata l’epicentro della nuova variante del coronavirus, quella che si trasmette molto più velocemente: nell’ultima settimana, il numero dei contagiati in città è addirittura raddoppiato. E dunque ieri mattina una stazione della metropolitana come quella di Bond Street, che sotto Natale dovrebbe essere stracolma, appariva come una paurosa cattedrale abbandonata fatta di banchine e scale mobili deserte.

Al posto delle persone, lampeggiavano i display luminosi con la scritta gigante «State a casa» e l’avvertimento «c’è una nuova variante del Covid che si diffonde ancora più veloce». Ma non c’era neppure bisogno di lanciare moniti. Su Oxford Street, la via dello shopping che in questi giorni avrebbe dovuto essere una celebrazione di festa, si incrociavano sparuti e spauriti passanti.

Le vetrine di Selfridge’ s, i grandi magazzini di lusso, avevano qualcosa di sinistro: stracolme di addobbi e regali, ma inesorabilmente sbarrate. Il Natale a Londra è cancellato. Ed è stata l’ennesima giravolta di Boris Johnson: fino a una settimana fa assicurava che vietare le riunioni familiari per le feste sarebbe stato inumano. E dunque insisteva che si poteva andare avanti con il programmato allentamento delle restrizioni. Poi è arrivato il nuovo virus: e la situazione è del tutto sfuggita di mano. La capitale e le regioni limitrofe sono state sigillate, provocando il si salvi chi può della gente che correva in stazione a prendere l’ultimo treno.

Ma adesso la nuova variante del Covid si sta espandendo a tutta l’Inghilterra e dunque non si esclude che le misure più draconiane debbano essere imposte all’intero Paese. Johnson continua ad assicurare che non c’è da preoccuparsi, che il Paese ha scorte sufficienti, che le misure intraprese funzioneranno, che tutto si aggiusterà per Pasqua. Ma non gli crede più nessuno: troppe le marce indietro, le figuracce, le contraddizioni di un governo che appare sempre un passo indietro rispetto agli eventi. E che ora rischia di esserne travolto.

Perché la spirale inarrestabile del Covid sta per entrare in rotta di collisione con la Brexit. I negoziati con la Ue sono in stallo e incombe la scadenza del 31 dicembre, quando la Gran Bretagna uscirà definitivamente dal mercato unico: senza un accordo, sarà un salto nel buio. Già nelle scorse settimane i terminali verso l’Europa erano congestionati a causa della corsa a fare scorte preventive: adesso è tutto bloccato, ma fra dieci giorni si rischia un collasso dei commerci, dato che torneranno dazi e dogane. Ed è una Gran Bretagna smarrita e confusa quella che si chiede quando potrà riemergere dall’incubo.