Maggioranza assoluta a Salvini & C. che così potrebbero far passare il “loro” capo dello Stato al primo turno.

(di Giacomo Salvini – Il Fatto Quotidiano) – C’è una frase che in queste ore Matteo Renzi ripete continuamente, con i suoi e in pubblico: “Quando Salvini ha provato ad avere i pieni poteri, mi sono alzato in Parlamento e ho detto ‘no’ – ha spiegato il leader di Italia Viva nella sua intervista al quotidiano spagnolo El Pais – ora non permetterò che sia Conte a provarci”. E ancora: “Salvini voleva i pieni poteri in costume da bagno e con un mojito in mano, oggi Conte in giacca e cravatta”. L’ex premier paragona il caso dell’allora ministro dell’Interno che provò a buttare giù il governo gialloverde per capitalizzare il proprio consenso nelle urne, con la gestione di Conte del Recovery Fund tramite l’ormai celebre cabina di regìa che dipende da Palazzo Chigi. E se il premier non farà retromarcia, Renzi minaccia di far cadere il governo convinto di arrivare a un “Conte-ter” o addirittura trovare una nuova maggioranza per un governo di unità nazionale. Peccato che, come va dicendo da giorni un parlamentare di vecchia scuola Dc come Gianfranco Rotondi, “tradizionalmente il voto anticipato è una minaccia che puntualmente si realizza”. E anche se alle elezioni nel mezzo della pandemia ci credono in pochi, non è escluso che Mattarella sciolga le Camere in mancanza di una maggioranza alternativa. In quel caso si andrebbe al voto con il sistema elettorale vigente, il Rosatellum. E cosa accadrebbe?Sorpresa: Renzi restituirebbe a Salvini quei “pieni poteri” che si vanta di avergli tolto nell’estate del 2019. Infatti, incrociando i dati dell’ultima supermedia di YouTrend del 10 dicembre con i nuovi collegi disegnati dal governo alla luce del taglio dei parlamentari, il risultato sarebbe chiaro: il centrodestra avrebbe una maggioranza schiacciante sia alla Camera che al Senato riuscendo quasi autonomamente ad eleggere il prossimo Presidente della Repubblica all’inizio del 2022. La simulazione sui collegi si basa sugli ultimi sondaggi che danno il centrodestra unito (Lega- Forza Italia- Fratelli d’Italia) al 47,5% e i partiti di centrosinistra (Pd- M5S- Iv- Leu- Azione) al 44,8%, ammettendo che il partito renziano e quello di Carlo Calenda – dati ciascuno al 3,1% – decidano di correre in una coalizione con il M5S. L’altro elemento da tenere in considerazione è che, con il Rosatellum, il 62% dei seggi sono attribuiti su base proporzionale e il 38% su base maggioritaria ma, per ragioni legate al sistema di voto e ai nuovi collegi, l’effetto maggioritario è molto forte. E alla luce del fatto che il centrodestra, come hanno dimostrato le ultime regionali, è molto competitivo anche in collegi uninominali del centro e sud Italia (dalla Toscana all’Emilia fino a Campania e Puglia) una stima della simulazione parla chiaro: se si votasse oggi il centrodestra unito arriverebbe addirittura intorno a 260 seggi alla Camera e 125 al Senato. Al centrosinistra invece resterebbero le briciole: 132 seggi a Montecitorio e 75 a Palazzo Madama. Questo accadrebbe nel caso in cui il centrodestra vincesse in 110 collegi uninominali alla Camera e 55 al Senato. Italia Viva invece sarebbe vicina a sparire riuscendo a racimolare, secondo i rumors interni, 5-7 collegi uninominali iperblindati sul modello di Emma Bonino alle elezioni del 2018 rispetto ai 48 parlamentari odierni.

“La questione – spiega il deputato Pd Stefano Ceccanti e Professore di Diritto Costituzionale alla Sapienza – è che adesso il centrodestra ha molti più voti che poi si tramuteranno in seggi”. Ma di questi dati balza all’occhio il numero 260, come i seggi attribuibili al centrodestra: in questo caso mancherebbero solo 7 voti per arrivare ai due terzi dei deputati, il numero magico per cambiare la Costituzione ed eleggere, già dai primi scrutini quando ci vogliono i due terzi dell’Assemblea, il prossimo Presidente della Repubblica visto che il centrodestra può contare anche su 35 delegati regionali che contribuiranno a scegliere il successore di Sergio Mattarella. Ed è proprio per questo che nelle ultime ore Matteo Salvini ha iniziato la partita del Colle: “Sull’elezione del prossimo Presidente della Repubblica senza la Lega e centrodestra non si va da nessuna parte”. Ceccanti la spiega così: “Quella italiana è una forma di governo parlamentare a correttivo presidenziale – continua – e dato che le maggioranze sono poco coese, il rapporto fiduciario Quirinale-Governo è persino più importante di quello Governo-Parlamento”. Quindi, sostiene il deputato dem, “bisogna preoccuparsi più di quando si elegge il Capo dello Stato che non di quando si elegge il Parlamento”. Ergo: “Le elezioni anticipate consegnerebbero il Quirinale alla ‘destra-centro’ attuale e questo sarebbe irresponsabile”. Salvini pubblicamente continua a non spingere per elezioni subito, al contrario di Meloni ma in molti pensano che sia un bluff: far finta di aprire a un governo di unità nazionale per sperare che la situazione sfugga di mano ai giallorosa e arrivare a nuove elezioni. Anche in questo caso torna utile Rotondi: “Dopo Conte c’è solo il voto, lo sa anche Salvini che deve attrarre Renzi nella trappola per ricambiare la mossa del cavallo dello scorso agosto”. E chissà che non ci riesca davvero.