Le carceri smettano di essere atenei della criminalità
(di Roberto Saviano – Il Fatto Quotidiano) – Caro Marco, ho letto gli editoriali che hai scritto in questi giorni in risposta a quelli di Manconi, Veronesi e mio, che chiediamo al ministro Bonafede misure immediate per rendere le carceri luoghi sicuri (ora non lo sono) in tempo di pandemia.
Sono contento che il nostro digiuno di dialogo, nel senso pannelliano del termine, sia stato da te immediatamente colto. Si parla di carcere in questi giorni anche grazie a te, e questa cosa, nel nostro Paese, accade troppo poco spesso. E allora questa opportunità di dialogo voglio coglierla fino in fondo, dunque accetto alcuni spunti critici e provo a tirarne fuori delle questioni sulle quali è per me importante avere la tua opinione. Tu scrivi di essere contro la nostra ricostruzione che vedrebbe il carcere come luogo di contagio, e a sostegno della tua tesi elenchi cifre e statistiche, ma quello che mi ha colpito del tuo editoriale è questo passaggio: “È vero: (le carceri) sono ‘una tragedia nella tragedia’, ‘incivile e criminogena’ per la fatiscenza delle strutture, il sovraffollamento, la penuria di agenti ed educatori”.
La tua soluzione è nuova edilizia carceraria, se ne parla da anni ma senza che vi siano fondi per poter dare seguito alla proposta, suppongo questo perché alle dichiarazioni non seguono mai azioni concrete. Dunque ti chiedo – dato che tu non sei il Pd, ovvero il partito che all’art. 1 del proprio Statuto ha questa regola: “Non decidere mai oggi, quando puoi dire che deciderai domani, tanto lo sai che non lo farai mai” – cosa ne facciamo, nel frattempo, di queste vite? Perché sono vite, persone, non statistiche o numeri, quelli che abitano i luoghi che tu hai definito “tragedie nelle tragedie”. E le persone recluse sono legate, fuori, ad altre persone, alle loro famiglie che riterranno quindi lo Stato inadeguato, inutile, incivile, quando non nocivo e deleterio. E questo accade in contesti geografici, economici e sociali in cui la presenza dello Stato dovrebbe avere tutt’altre caratteristiche.Hai da proporre una soluzione temporanea, prima che la costruzione delle nuove carceri (o l’incivilimento delle esistenti) abbia luogo? E ti chiedo anche: quanta responsabilità ha invocare e perseverare nella cultura della carcerizzazione, nel senso di limitazione delle pene alternative, quando ci troviamo palesemente al cospetto di un sistema “incivile e criminogeno”?
Henry Woodcock, il 6 novembre, ha scritto sul tuo giornale un articolo importante, importante perché al centro del suo articolo c’era l’Uomo. L’Uomo condannato, l’Uomo recluso. Ti chiedo: possiamo permetterci di attendere i tempi dell’edilizia carceraria prossima futura, forse, chissà, mentre Uomini sono reclusi in veri e propri incubatori criminali? Conosci la realtà delle carceri e conosci le regole che le dominano, conosci il welfare criminale che le condiziona; così come succede all’esterno, anche in carcere la disperazione genera affiliazione. E questo è un problema enorme, ineludibile e che ormai ha smesso di riguardare solo il Sud.
Come vedi, la situazione è molto complessa e i numeri dicono poco. Soprattutto se a via Arenula siede un ministro la cui cifra politica è il silenzio. Sei tu che hai sentito la necessità di rispondere ai nostri editoriali, ma il ministro tace. Credi davvero che in un altro Paese un ministro sarebbe rimasto al suo posto dopo i 13 morti delle rivolte di marzo? Il fatto che sia rimasto al suo posto mi fa pensare che quelle Persone, delle quali a stento conosciamo i nomi, siano per il ministro solo degli animali o poco più. Possiamo accontentarci di tutto questo solo perché, magari, chi c’era a via Arenula prima o non era meglio o ci piaceva meno?
Un’ultima questione riguarda il tuo proibizionismo. Vedi Marco, io credo sia evidente che le droghe siano proibite perché i proventi del narcotraffico sono l’enorme liquidità della quale la nostra economia (e non solo la nostra) ha necessità per sopravvivere allo stato di crisi permanente nella quale siamo calati da anni. Le cronache giudiziarie ci hanno spesso raccontato di aziende private che accantonavano fondi neri utilizzati poi per corrompere e alterare il mercato. Ecco Marco, credo che tu non abbia ben compreso che i proventi del narcotraffico sono i fondi neri della democrazia, e io che tutto questo lo studio e lo racconto da anni, non posso, in nome della lotta alle organizzazioni criminali, non pretendere a voce alta che le carceri smettano di essere, una volta per tutte, università del crimine (oggi un piccolo spacciatore in carcere può fare “carriera”, questo lo sappiamo, e non agendo, anzi temporeggiando e tacendo, lo permettiamo), per diventare luoghi in cui chi ha commesso un reato possa scontare la pena il cui scopo non è punire, ma recuperare l’individuo alla società. Grazie per aver accolto questo mio commento.
Pensieri di Saviano : svuotiamo le carceri così si libereranno posti per i nuovi clandestini delinquenti che arriveranno in Italia, liberalizziamo le droghe così che tutti quelli dediti al narcotraffico e gli spacciatori, se gli togli il mercato si prodigheranno per trovare un lavoro onesto, scriverò un nuovo libro per andare ospite da Fazio, non rinuncerò mai alla scorta che mi pagano gli italiani per aver passato il tempo a sparare stronzate
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Distorcere il significato di parole e frasi chiare e oggettivamente vere è un peccato capitale, specchio di una faziosità malata, becera e ottusa. Nessun sistema malato può riabilitare gli uomini e le donne che condanna per sua stessa colpa, nessuna società ingiusta, miope e individualista può generare una popolazione collettivista, civile e rispettosa delle regole e delle leggi che si pone. Dove il sistema crea storture e lucra non può nascere magicamente la legalità e la giustizia sociale.
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Che bruttissima sensazione e che inquietudine mi ha provocato la lettura di questo articolo.
E’ tutta una falsa affettazione, un insinuare, travisare per attaccare la stampa discorde e il ministro attuale come responsabili del traffico, delle ricchezze e delle storture del commercio della droga.
Quali sono le alternative?
Saviano mica lo ha detto, si è limitato ad accusare con spocchia (io so, voi non capite un caxxo).
Per Saviano non ci sono carceri adeguate e nel frattempo che le adeguiamo, i detenuti li lasciamo a casa loro?
Ricordo che Niente carcere per chi riporti una pena fino a 3 anni.
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Secondo me vuole fare il segretario del Pd😝
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Saviano é diventato la parodia di se stesso: non avendo più un argomento forte e veritiero come quello che lo ha, suo malgrado, portato alla ribalta (con meriti letterari, sia chiaro) sta cercandone di nuovi, a costo se non di fabbricarli di sana pianta di plasmarli pro domo sua.
La questione carceraria é complessa ai massimi livelli, quella della liberalizzazione delle droghe ancor di più (soprattutto se non coordinata perlomeno a livello europeo) e quindi non certo gestibile con pretestuose polemiche – perché quella su Bonafede lo é – a distanza tramite giornali o tv.
Se questi sono i nostri intellettuali-guida non meravigliamoci che spopolino i Salvini e i Renzi….
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Non occorre affatto possedere una fronte così inutilmente spaziosa per partorire discorsi senza capo né coda.
Non potendo ribattere né sui dati forniti da Travaglio (i numeri, quando non sono fasulli, sono duri come pietre
e non li puoi masticare, digerire e poi evacuare a tuo piacimento), né sulla logica legalitaria da cui il suo
interlocutore mai si discosta (parlo delle leggi vigenti e non di quelle che esistono solo nella mente di costoro),
la Primula Rossa de noantri ci serve il solito minestrone di luoghi comuni su quanto sia ingiusto, cattivo, punitivo,
aberrante, anti-umano (Gad Lerner: “Rimaniamo umani”) un sistema che prevede, pensate un po’, la punizione
di chi delinque con la limitazione della libertà personale (non chiamiamola carcerazione altrimenti gli viene lo
sturbo!).
Farisei, sepolcri imbiancati, falsi come monete da tre euri.
Se questo è un “intellettuale de sinistra”, figuratevi quelli che intellettuali non sono che cosa possono nascondere
dietro le vaste fronti.
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Ho letto 5 volte questa parte. “Un’ultima questione riguarda il tuo proibizionismo. Vedi Marco, io credo sia evidente che le droghe siano proibite perché i proventi del narcotraffico sono l’enorme liquidità della quale la nostra economia (e non solo la nostra) ha necessità per sopravvivere allo stato di crisi permanente nella quale siamo calati da anni. Le cronache giudiziarie ci hanno spesso raccontato di aziende private che accantonavano fondi neri utilizzati poi per corrompere e alterare il mercato. Ecco Marco, credo che tu non abbia ben compreso che i proventi del narcotraffico sono i fondi neri della democrazia, e io che tutto questo lo studio e lo racconto da anni, non posso, in nome della lotta alle organizzazioni criminali, non pretendere a voce alta che le carceri smettano di essere, una volta per tutte, università del crimine”. A parte l’opportunita’ di definirsi “studioso” e di impartire una lezione a Travaglio, c’e’ qualcuno che gentilmente mi spiega che c’entra col COVID? Quindi, noi, per non dare una opportunita’ di fondi neri, dovremmo liberalizzare la droga? E liberare tutti, cosi’ non vanno all’Universita’ del Crimine? Ma non si fa prima allora a legalizzare i fondi neri direttamente? Cosi, almeno, non c’e’ la scusa della droga. E poi non si fa prima a dire che la pena in Italia non esiste? Si fa prima, no? Pero’, una domanda vorrei fare a questo sedicente intellettuale: se davvero la Camorra e’ una minaccia per te, li vorresti in liberta’ quelli che attenterebbero alla tua vita? No, perche’ le carceri sono Universita’ del crimine. Bene, e allora dove li mettiamo? Mandiamoli a casa tua direttamente, e tu, in cambio, dacci la scorta che costa al contribuente. Facciamo prima, no? Legalizziamo la camorra e siamo a posto. Saviano, tu non hai capito che uno dei problemi in Italia e’ lassenza di senso di responsabilita’ e quindi del nesso “delitto-castigo”. E gente come te, concorre al senso di deresponsabilizzazione che investe tutti, da chi si mette alla guida sotto effetto di stupefacenti, a chi fa fondi neri a chi spaccia droga. E tu, le lezioni, invece di darle, dovresti riceverle. Ma purtroppo, non hai abbastanza umilta’ di imparare, intento come sei ad ammirarti nello specchio del perseguitato.
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Forse voi intellettuali (che avete il cuore a sinistra ed il portafoglio a destra) digiunate anche perché avete la panza piena e perché (stando ben seduti con le chiappe ben salde in qualche salotto) avete accumulato qualche chiletto di troppo da smaltire?
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Saviano dice: “Ti chiedo: possiamo permetterci di attendere i tempi dell’edilizia carceraria prossima futura, forse, chissà, mentre Uomini sono reclusi in veri e propri incubatori criminali?”
Io rispondo: “Certo, possiamo e dobbiamo!”
Non sono convinto che un criminale in carcere diventi ancora più criminale di quanto già lo sia in misura maggiore di quella in cui lo farebbe in se fosse in libertà. Se non fosse altro perché in carcere ha meno possibilità di mettere in pratica quello che impara! Un po’ come un corso universitario con le lezioni di teoria senza le esercitazioni. Dobbiamo certamente lavorare in modo che le carceri non siano l’università del crimine descritta da Saviano, se davvero lo sono, senza per questo svuotarle. Si lavori con i carcerati dentri, mica è una ristrutturazione!
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C’è da capire e chiedersi perché Saviano sia cambiato.. una persona che ha avuto la capacità ed il coraggio di mettersi in prima linea nel denunciare la criminalità, ora è appannato ed incomprensibile a volte.. i suoi pensieri non sono più lineari come un tempo.. e parlare in quei termini del ministro Bonafede è non aver capito chi è Bonafede ed il suo operato…
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@Mokj Cukj
L’ha capito… l’ha capito perfettamente.
E’ proprio perché l’ha capito che lo attacca.
La pioggia di ori e onori che gli è cascata addosso dopo la pubblicazione di Gomorra gli ha fatto assaggiare
il dolce sapore di stare dalla parte di quelli che fottono, e temo abbia dimenticato i problemi di quelli che
sono fottuti.
Gli intellettuali al caviale e Dom Perignon sembrano fatti con lo stampino.
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Pieroiula mi auguro per lui che non sia come lo hai descritto, sarebbe”raccapricciante”.. cambiare per il profumo dei soldi!! Mioddio!!! Ma forse è vero, purtroppo…
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Qui siamo al puro delirio! Intanto mi complimento per i bellissimi commenti. Personalmente non solo perso sia fuori di testa volerli liberare con la scusa del Covid (Travaglio ha spiegato più volte coi numeri questa assurdità), ma ho sempre detto che, come tutti noi, anche i carcerati devono lavorare obbligatoriamente tutto il giorno per guadagnarsi vitto e alloggio. Non dico i lavori forzati e capisco che creare un sistema di questo tipo che funzioni non è per niente semplice, ma non ammetto che tutto il giorno si dilettino a giocare, fare sport, guardare la tv, leggere/scrivere libri o simili. Come noi insomma devono sudarsi la “pagnotta”.
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come si è permesso il ministro bonafede a restare in silenzio davanti agli accorati appelli di tre fuoriclassse del nostrano pensiero come saviano, manconi e veronesi ? andiamo subito alle elezioni ma saranno valide solo se si adegueranno al nostro pensare!!!
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E’ l’ultima parte della risposta di Travaglio, che rispecchia in massima parte il pensiero di tutti i commenti sopra pubblicati, di cui condivido in toto le opinioni! Per quei pochi che non l’avessero letto, riporto proprio la parte in questione, lucida, puntuale, dirompente, come è solito scrivere l’immarcescibile Marco! *************** ” Tu vuoi liberalizzare le droghe e mi accusi di “proibizionismo”. Ma io in linea di principio non lo sono affatto: penso però che occorrerebbe una politica comune di almeno tutta l’Europa, sennò l’Italia diventerebbe il paradiso dei tossici. Nell’attesa, molto meglio aprire nuovi padiglioni, come quelli aperti quest’anno dal governo a Parma, Lecce, Taranto e Trani (800 posti) e gli altri 25 avviati (3mila posti). E ho letto che il Recovery Plan prevedrà anche nuove carceri. Alle tue accuse a Bonafede risponderà, se vorrà, Bonafede. Ma chiederne le dimissioni per le rivolte carcerarie di marzo (molto ben sincronizzate) è ridicolo: se bastassero a cacciare un Guardasigilli sgradito, sarebbero i detenuti più violenti e pericolosi a decidere chi deve fare il ministro. Che poi Bonafede “taccia” sulle carceri, non mi pare proprio: tra question time, repliche sulla mozione di sfiducia, audizioni in Antimafia, in commissione Giustizia alla Camera e al Senato, interviste ai media (anche al tuo giornale) e dati aggiornati sul sito del ministero, mi sembra piuttosto loquace. Magari tu non condividi quello che dice, ma quello è un altro paio di maniche. Infine, caro Roberto: uno degli scopi della pena è proprio punire, perché chi ha commesso un reato paghi il conto, liberi la società della sua presenza per un po’ e a lui e ai suoi simili passi la voglia di riprovarci. Poi, certo, la pena deve anche rieducare: ma dev’essere, appunto, una pena. Non una finzione o una barzelletta.”
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