(Aldo Grasso – il Corriere della Sera) – Giorni fa, da un conoscente ho ricevuto il seguente messaggio: «Lunedì tutti su Rai3, stanno tentando di far chiudere la trasmissione di Sigfrido Ranucci “Report” adducendo che la gente non lo guarda. Dimostriamo il contrario guardando tutti la sua trasmissione. Se puoi condividi il messaggio».

Siccome l’ appello proveniva da una persona che stimo, ho provato a rispondergli dicendo che la notizia mi pareva impossibile. Per almeno due ragioni. La prima è che il conduttore Sigfrido Ranucci è stato da poco nominato vicedirettore di Rai3 e l’ incarico ha un significato non di poco conto. Milena Gabanelli era una freelance, una giornalista esterna all’ azienda e a ogni rinnovo di contratto doveva garantirsi anche la tutela legale.

Conquista non facile e più volte messa in discussione dai vertici di Viale Mazzini: «Senza tutela legale – affermava la giornalista – un programma come “Report” non si può fare, sarebbe come andare sull’ Everest in costume da bagno». Ranucci può invece tranquillamente mettersi in costume da bagno, nessuno lo toccherà (non per caso è ospite fisso di «Che tempo che fa»).

La seconda ragione è che ormai «Report» (accento sulla o) è un’ istituzione. Può parlare, come ieri sera, di Alitalia, di Air Force Renzi, del piano pandemico italiano non aggiornato, dell’ Organizzazione mondiale della sanità, dell’ impreparazione della sanità italiana di fronte alla seconda ondata, può parlare di tutto.

Al massimo, si limiterà a frettolose scuse se nelle sue inchieste avrà coinvolto persone che non c’ entrano. Senza lo scudo di «Report» versione Ranucci, la Rai faticherebbe non poco a giustificare il canone verso una larga fetta di popolazione assetata di giustizia mediatica. Risposta dell’ illustre conoscente: «Se la chiusura è una bufala, avremo solamente seminato un po’ di indignazione che non guasta quasi mai e non perderemo “Report”».