(Gian Antonio Stella – il Corriere della Sera) – Stavolta no, per favore. Stavolta ci venga risparmiata la sbigottita sorpresa davanti all’impennata dei numeri dei contagi, coi casi superiori perfino a quelli del 21 marzo. Scoprire a febbraio che il virus scoppiato in Cina aveva ammazzato un pensionato reo di aver giocato a carte con gli amici in un bar di Vo’ Euganeo fu sul serio un inaspettato ceffone in faccia, per quanto gli scienziati avessero avvertito che le cose avrebbero potuto prender quella piega.
Ma ora? Erano mesi che, a dispetto del delirio collettivo d’una estate pazza di spiagge traboccanti, di folle euforiche che sbuffavano impazienti davanti a chi ricordava sommessamente l’obbligo della mascherina almeno negli assembramenti più appiccicosi, si sapeva che l’ondata di ritorno (la definizione testuale finì nell’archivio dell’Ansa l’11 marzo) sarebbe arrivata. Eppure, come ricordava ieri Pierluigi Battista, tantissime cose che si sarebbero potute fare dalla fine del lockdown ad oggi non sono state fatte. Rinviate. Lasciate lì, in sospeso. A volte mai avviate.
Ma ve lo ricordate il «cruscotto» di Lucia Azzolina che avrebbe dovuto consentire alle scuole di riaprire con certezze sugli spazi a disposizione?
Spuntò fuori dal cilindro della ministra dell’istruzione il 1° luglio, quando annunciò in una audizione: «E’ stato costituito un cruscotto informativo che consentirà di poter definire il distanziamento e di rendere evidente i casi in cui gli spazi non risultino sufficienti». Poi, il nulla. Zero. Finché la rivista Tuttoscuola prese a pubblicare una irridente rubrica on-line che contava i giorni trascorsi dall’annuncio e quelli che mancavano all’inizio delle lezioni. Un orologio che avrebbe potuto contare altre scadenze destinate a non essere rispettate. Come l’impegno a completare finalmente l’anagrafe, istituto per istituto, delle scuole a rischio sismico e idrogeologico. E tanto altro ancora.
Il guaio è che il nostro è un Paese di dannunziani, per dirla con le parole di Pietro Gobetti, capace di grandi gesta di coraggio, abnegazione, generosità nei momenti più difficili ma incapace di rispettare sé stesso e gli impegni presi con gli altri nella realtà quotidiana. E così poco fiducioso nella propria capacità di mantenere le promesse in tempi meno estremi da cercare di volta in volta una scadenza a cui farsi inchiodare. Basti ricordare l’Expo 2015 a Milano, la cui candidatura venne avanzata nove anni e accettata sette anni prima dell’evento, poi aperto in mondovisione mentre ancora le carriole correvano su e giù febbricitanti per gli ultimi lavori…
Un andazzo che ha plasmato tutto. Fino all’invenzione, per sfuggire a una ragnatela burocratica che ogni governo rinuncia presto a riformare, dell’emergenza perenne. Lo Stato che inventa scorciatoie per imbrogliare le proprie regole senza restarne paralizzato. Al punto che, come qualcuno ricorderà, la Protezione Civile costituita proprio quarant’anni fa dopo la tragedia di Alfredino Rampi, finì per occuparsi perfino del restauro del David di Donatello.
E così rischia di andare a finire anche stavolta. Erano preziosi, i tre mesi appena trascorsi. Preziosi per andare subito a recuperare, magari con una gara nazionale, le dosi necessarie del vaccino anti-influenzale in attesa (quando sarà…) dell’agognato anti-Covid-19 e sprecati da regioni come la Lombardia, che nell’affannosa rincorsa a rimediare ai propri ritardi finirà per pagare lo stesso prodotto il triplo del Veneto. Erano preziosi per prendere di petto i grandi problemi della sanità pubblica, fino ad oggi salvata dalla generosità di medici e infermieri ma esposta soprattutto nel Mezzogiorno a gravissimi rischi mentre ancora pochi giorni fa veniva promesso «un bando super veloce» per avvicinarsi all’obiettivo di 3.443 nuovi posti letto di terapia intensiva e 4.213 di terapia sub intensiva.
Erano preziosi per settori come l’agricoltura e il turismo, che dopo avere respirato un po’ in questa estate sregolata, rischiano di ritrovarsi ora coi problemi di prima dopo aver aspettato settimane e mesi quella «cassa integrazione in deroga» resa di fatto irraggiungibile da procedure burocratiche che, come dimostrano nel loro libro Tito Boeri e Sergio Rizzo, sembrano scritte apposta per chiudere il più possibile i rubinetti dell’erogazione.
Un sospetto che inquieta buona parte degli imprenditori. Lo dicono ad esempio le osservazioni dell’Ance sui progetti di Italia Veloce («Hanno qualcosa della vecchia lavagna di Berlusconi da Vespa…») o sull’«Idra a nove teste della Governance degli investimenti in Italia: tutte strutture dello Stato che avrebbero il compito di accelerare gli investimenti pubblici e invece non sono mai nate o ancora non hanno prodotto effetti: Strategia Italia, InvestItalia, DIPE, Struttura per la progettazione, Italia Infrastrutture SpA, Invitalia…» Per non dire dei 22 diversi canali di finanziamento per le scuole. Un caos. E se finora tutte queste «semplificazioni» hanno rallentato se non frenato l’arrivo dei soldi veri che accadrà quando toccherà al «paperonico» fantastilione di triliardi in arrivo dall’Europa?
Ricordate, mesi fa, l’idea di due magistrati come Giovanni Melillo e Francesco Greco? Spiegarono alle commissioni riunite di Camera e Senato che, in un momento così difficile, i soldi dovevano essere distribuiti secondo loro il più in fretta e il più generosamente possibile, senza troppi controlli iniziali per non intralciare il flusso di ossigeno a quanti erano in crisi drammatica. Sostennero anzi che fino a 25.000 euro quei finanziamenti a fondo perduto avrebbero potuto essere considerati una sorta di speciale «reddito di cittadinanza».
Chiesero sono due paletti: che quel denaro fosse speso per reagire alla crisi del Covid-19 esattamente come in Svizzera («guai se li porti all’estero: ti stango») e poche regole più rigide per poter colpire «il bersaglio grosso: i grandi affari legati a mondi ambigui se non addirittura alla criminalità». Un iter che avrebbe accelerato tutto ma sottratto il potere di decidere a chi quella conta. Bene, interessante, grazie, vi faremo sapere, fu la risposta. E ciao.
Col senno di poi non si sbaglia mai, e le previsioni sul passato sono sempre giuste.
Effettivamente avremmo potuto prudenzialmente usare meglio i mesi di pausa covid per organizzarci meglio per la seconda ondata, ma la seconda ondata non era certa, era solo possibile, forse probabile, ma non certa.
Se in estate il governo si fosse messo d’impegno per massimizzare la prudenza e prepararsi all’ipotesi peggiore avrebbe ricevuto valanghe di critiche. Già così, avendo fatto poco, c’è chi vanegga di dittature sanitarie ecc.
Resta il fatto che il governo, o meglio coloro a cui si affida per gestire la pandemia, potevano e forse dovevano prepararsi meglio all’eventualità di un ritorno, e sopportare le critiche infondate, tanto quelle arrivano sempre e comunque.
In una pandemia bisogna sempre ragionare sull’ipotesi peggiore, non sulla migliore.
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Stella, come sempre, aveva tutte le soluzioni già pronte in tasca. Semplicemente ridicolo
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Attacca la scuola che alla fine della fiera è il ministero che si è mosso meglio?
Quante accuse, insulti, contumelie ed attacchi pretestuoso ha dovuto subire la ministra Azzolina per tutta l’estate?
E VOGLIAMO RICORDARE DA QUALE GLORIOSA TESTA DI CAXXO ERA STATA ARCHITETTATA QUESTA VERGOGNOSA CAMPAGNA MEDIATICA???
Perché non ricordare la strafottenza, l’anarchia, il rifiuto delle regole improntate a comportamenti prudenti del capitone padano e del suo cenacolo di morti di fama?
Zangrillo, questo nuovo narciso di Bassetti il ligure, il solito merd0s0 sgarbi, la Gismondo plastificata ( Ma perché ha un blog sul FQ?), i clown serali di Retequattro, Dagospia oramai rincitrullito, l’eterno figlio di papà gilletti, vecchie batt0ne come la zanicchi e altro lerciume televisivo e da social, con in testa BRIATORE, che si divertivano a minimizzare, a incitare alle rivolte in nome della libertà di farsi i caxxi propri NON HANNO NESSUNA COLPA COSTORO??
E LE REGIONI??!
Da chi dipende la sanità?
Oggi i governatori SI RITROVANO CON LE SPALLE AL MURO, INQ.LATI ELEGANTEMENTE E GIURIDICAMENTE DAL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO.
Visto che sono loro a rispondere sulla sanità è giusto che, fatta una prima proposta governativa, DECIDANO LORO SE INASPRIRE E COME LA CIRCOLAZIONE DELLE PERSONE NEI TERRITORI CHE AMMINISTRANO.
Sono i GOVERNATORI a dover rispondere delle proprie azioni ai cittadini. E a pagarne nel bene e nel male le conseguenze.
Ora sto seduto in poltrona, con la scorta gigante di popcorn appena sfornati dal microonde a godermi lo spettacolo mentre lo storico fannullone, parassita e razzista figlio di papà milanese va scorazzando in giro con la mascherina inneggianti a Trump, un capo di stato STRANIERO in competizione elettorale per le elezioni presidenziali.
Immagino con quale faccia da q.lo si presenterebbe dinanzi a Biden, lui con eventuali incarichi di governo, nel caso costui vincesse.
Ma non era diventato patriottico e sovranari questo LMBECLLLE?
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Jerome B.
“scorta gigante di popcorn appena sfornati dal microonde”
io li faccio ancora alla vecchia maniera, padella e cucchiaio di olio di arachide con coperchio di vetro temperato, si controllano meglio gli scoppi.
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È umiliante leggere quest’articolo, e quello di vittorio feltri sopra!!!!! Siamo stati messi in ginocchio da una regione di fenomeni( la lombardia) dal punto di vista dell’economia e della salute, si cerca un compromesso per cercare di non naufragare nei debiti e di salvare la pelle e questi con il senno del poi…… Arrivano ed invece di prendere a calci in q. Lo i politici lombardi vita natural durante, che fanno?
Si riempiono la bocca del fare di roma!!!!!!!! Dov’e il bertolaso hospital? Voi che siete i migliori sulla carta e i peggiori di fatto, ci siete ancora dentro e l’Italia intera a pagare!!!! Anzi feltri è contento del ritorno di massa del covid-19 in lombardia perché può dare contro a travaglio e al fatto quotidiano
Ma che razza di persone siete,!!!! È proprio vero che la cultura è vigliacca e ruffiana quando va bene, ipocrita negli altri casi
Ma tacere no!!!!!! Chiudersi in un eremo no!!!!!!!!!
Cosa non si fa per un lauto stipendio pagato da qualcuno!!!!!! Si vergogni dott. Stella,
Tre mesi fa sono stati stanziati 1,2 miliardi di euro per potenziare le unità intensive degli ospedali
Le regioni non hanno ancora deciso, litigano tra loro
E lei ha il coraggio di nominare la azzolina che tra un milione di difficoltà, è riuscita con caparbietà e capacità ad aprire in orario le scuole italiane
Vergogna
Solo gli ipocriti in questo momento si soffermano a trovare l’ago nel pagliaio
Che infinita tristezza
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Egregio Fabio la questione è molto, ma moolto più semplice: l’industria del malaffare, settore droga, fattura circa 18 miliardi l’anno ( dati radio sole 24 ore). La vendita di stupefacenti è disturbata assai da chiusure, controlli, indagini di ogni tipo. Tutto lo schiamazzo trova origine dal fatto che i magazzini occulti dei criminali sono rigonfi di polveri e pasticche. Fine.
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