(di Giacomo Salvini – Il Fatto Quotidiano) – Giovedì mattina, esterno giorno. In via della Vite, a pochi passi da Montecitorio, due parlamentari che frequentano il Palazzo da più di un decennio compulsano avidamente i propri smartphone come quei ragazzini attratti da un videogioco. Sui loro schermi campeggia la prima pagina del Corriere in cui Matteo Salvini annuncia la sua “rivoluzione liberale”. “Qui c’è lo zampino del suocero…” commenta ilare di uno dei due. E in questo caso, il suocero in questione non è uno qualunque ma l’anima nera di Silvio Berlusconi che per vent’anni ha tessuto trame, creato relazioni e conosciuto tutti i protagonisti della politica italiana: Denis Verdini. Che la “svolta moderata” à la Giancarlo Giorgetti e la – ben poco originale – “rivoluzione liberale” di matrice berlusconiana siano realmente nella testa di Salvini è difficile da credere, ma tant’è. Una cosa è certa: a spingere il leader nel Carroccio nelle braccia – destrorse, conservatrici e anti-bergogliane – del filosofo lucchese e ideologo di Forza Italia Marcello Pera è stato proprio Verdini che ormai fa il consigliori politico a tempo pieno di Salvini visto che quest’ultimo, volente o nolente, in casa sua ci bazzica spesso da quando si è fidanzato con la figlia Francesca.

Durante uno di quegli incontri sarebbe stato proprio Verdini a portare il discorso sulla questione: “Matteo, te lo dico io: o cerchi i voti dei moderati o il governo lo vedi col binocolo” gli avrebbe detto con quel tono scanzonato che lo contraddistingue. Perché, va dicendo Pera da mesi, “deve essere Salvini a raccogliere l’eredità di Berlusconi”. Il “suocero” poi gli ha fatto segnare sul taccuino altri nomi con cui parlare: la costituzionalista cattolica dell’Università di Firenze Ginevra Cerrina Feroni, il politologo Marco Tarchi, una serie di imprenditori vicini alla destra e altri esponenti del mondo cattolico come il solito Camillo Ruini. Il mantra di Verdini è chiaro: “Liberarsi di Borghi, Bagnai e Rinaldi e presentarsi coma una destra votabile”. Quindi, sostiene Verdini: “Basta citofoni, basta sparate contro la droga e campi rom, più garantismo e un vero endorsement europeista in vista del governo che verrà”.