(Marco Giannini) – JFK affermava “chi ha cercato stupidamente di ottenere il potere cavalcando la tigre ha finito per esserne divorato“. “Cavalcare la tigre”, in politica, significa infatti intraprendere una strada, ad esempio quella del cambiamento e poi interromperla, magari per ottenere dei vantaggi personali e/o evitare le conseguenze di un ricatto.

Il potere, sentenziava Malcom X, “continua ad avanzare senza arrestarsi finché non incontra un potere ancora più grande“: cercare il cambiamento quindi equivale a scontrarsi prima o poi con l’Establishment con la “E” maiuscola e, ad un certo punto, qualcuno può sempre pensare “ma chi me lo fa fare”? Il potere infatti prima ti ignora, poi ti deride, poi ti combatte, poi cerca di comprarti l’Anima (se ce l’hai per davvero non ci riesce) ed alla fine, se sei più forte di tutto questo, del potere avversario, vinci. 

Per riuscire a vincere quindi, intuitivo capirlo, si deve essere anche un po’ temerari/ribelli, quasi rivoluzionari, altrimenti il potere ti fa suo. Immaginatevi cosa significhi passare da una vita piena di incertezze lavorative e di fallimenti nello studio e/o nella vita privata, al fare colazione col Presidente della Repubblica, al sentirsi chiamare Ministro, al vedersi aprire le porte, all’avere una scorta, al sentirsi temuto, o ad andare a trovare Angela Merkel, Mario Draghi, Gianni Letta (tutti di nascosto) tutti con una buona parola per te, a patto che continui così (…).

Il punto, però, è che così facendo la popolazione può anche accorgersi del giochino e sdegnarsi: la tigre, se scendi, ti sbrana! Credo che a chiunque, anche a noi comuni mortali, una volta nella vita, andrebbe data la possibilità di scendere indenni dal felino di cui sopra, utilizzando i massimi esperti di comunicazione! Anche per nascondere le vere ragioni di scelte scorrette.

Fonti riservate descrivono infatti un Luigi Di Maio che, da quando si è tolto la cravatta, non ha che un desiderio: sabotare gli Stati Generali del M5s per tornare capo politico mediante strategie di palazzo e cercare in tal modo di vivere di politica ancora per molti anni, creando gradualmente(!) le condizioni (tra cui la manipolazione degli elettori attraverso PNL/”rana bollita”) per questo traguardo

Attenzione! Sono ambizioni lecite, perché dovrei affermare l’opposto!? Non è serio da parte dei giornalisti umiliare ambizioni così comprensibili, anche quando nascondono una sete di potere inaspettata e fuori controllo. 

Ciò che invece i media mainstream non riportano, e dovrebbero farlo (che strano), è che, come detto, Luigi Di Maio per perpetrare se stesso sabota sfacciatamente e in modo molto “sciolto” gli Stati Generali! Sta facendo di tutto per evitare che si tengano proprio perché è consapevole che impedirli o rimandarli a lungo termine porterà all’esplosione del M5s!

Non è importante tanto il moto di ambizione che lo muove ma il risultato che otterrà: la scissione! Se qualcosa si dovrà fare, al posto degli Stati Generali, secondo lui, sarà solo per apparenza e con esito deciso a tavolino da egli stesso… insieme ai soliti sodali al secondo mandato (Taverna, Crimi, Lombardi, Fico in primis). In questo comportamento c’è tutto il dramma esistenziale del Ministro degli Esteri: dalla democrazia diretta da estendere il più possibile è passato addirittura alla soppressione della democrazia interna al partito (impedendo, indirettamente, quella italiana)! 

Si rende conto Di Maio che quando ciò avverrà, quando avrà costretto ad andarsene, per dignità, coloro che non hanno mai tradito la base, quella cosa che rimarrà nelle sue mani piacerà solo a lui? Un partitino, una UDC nelle dinamiche di partito e nell’immobilismo programmatico ricalcante il progressismo politically correct, quello che a partire dall’omicidio Moro (e dallo SME) ci ha distrutto eticamente e finanziariamente. Una “ingloriosa macchina da guerra” perfettamente integrata nel sistema che si affiderà ai media (ed al PD) ed alle “menti raffinatissime” (Cit. Falcone) della UE, cioè l’establishment più potente e feroce presente in Italia. A tal proposito, affermare come ha fatto Luigi Di Maio “l’establishment tifa “NO“” al referendum è una barzelletta! Ai veri poteri forti di questo referendum non interessa un bel niente. Sono i camerieri storici di questo cancro, cioè i politici, cioè le macerie dell’establishment, a tifare “NO”.

Il contesto che facilita il campo al progetto di Di Maio è il seguente: dopo 7 anni di Parlamento gli eletti al secondo mandato si sono già creati la propria rete di potere, il proprio micro establishment (dalle più potenti lobbies con cui incontrarsi in gran segreto, fino all’ultimo dei portaborse) e ciò è ben visibile perché sono tutti intenti a esternare dichiarazioni sulla mono-questione poltrone (facciamo così, alleiamoci qua, non alleiamoci là, mettiamo questo là, meglio il mandato zero o il mandato perenne ecc) ma non parlano mai di programma! Avete notato che da quando il 5s governa col PD l’unico punto programmatico è “l’Europa”? Ovvero incatenarci a debito estero in cambio di austerity (Recovery Fund, SURE e probabilmente il MES) funzionale all’egemonia franco-tedesca? Almeno con l’orco Salvini, grazie ad un contratto molto chiaro, erano state approvate leggi come il Reddito di Cittadinanza, Quota 100, gli 11 miliardi per l’idrogeologico, gli avanzi di bilancio da lasciare ai comuni, lo spazzacorrotti, i porti chiusi ecc. 

Pur di rimanere in Parlamento, i “rappresentanti” 5s, hanno tradito in primo luogo gli elettori ed il programma del 2018, hanno ripetutamente calato le braghe di fronte al PD che ha sempre ricattato nello stesso modo: “o fate così o si va a votare e non sarete rieletti ed il vostro fondatore Grillo, sappiate che adesso, è con noi“. Il resto per loro non conta più da tempo ed il resto siamo noi cittadini. 

C’è una bella differenza quindi tra evolvere e stravolgere, tra adattarsi al tempo che scorre ed essere assorbiti dall’establishment. Di recente abbiamo sentito perfino un Crimi pronunciarsi su Bibbiano dicendo “abbiamo esagerato” (non c’è niente di esagerato caro Vito, abbiamo rinunciato solamente a denunciare certi legami globali ad uno dei fenomeni locali in atto) o il Ministro del Lavoro Nunzia Catalfo richiedere il SURE. Per non parlare delle questioni storiche tradite come libertà vaccinale, euro e austerity, Franco CFA, sanzioni da togliere alla Russia, Ilva, TAP ecc. Per non parlare degli indagati e dello streaming che è scaduto nella kermesse placcata oro e a porte chiuse di Villa Pamphili (per non parlare dello scandaloso incontro di Di Maio con Carlo Secchi, presidente della Commissione Trilaterale Italiana, che adesso, dopo due anni, appare molto più comprensibile…).

Per Platone, del resto, “la grandezza di un uomo si misura con ciò che fa quando ha potere“…

Come non palesare, inoltre, le vergognose difficoltà create ad arte dai vertici 5s, in primis proprio da Di Maio (solo in apparenza a favore dei candidati 5s) per danneggiare candidati seri e credibili come Antonella Laricchia in Puglia e Gian Mario Mercorelli nelle Marche e il tutto in favore dei neo-padroni del PD (vedasi Emiliano…). Ciononostante Laricchia è una serissima candidata alla conquista della Regione (purtroppo conosco meno la situazione delle Marche, sarei ipocrita a sostenere l’opposto), sento un vento di cambiamento ignorato volontariamente dai media e credo perfino che, tutto quanto accade nei suoi confronti, la favorirà.

La scissione, a meno che non avvenga un miracolo, è quindi alle porte e porterà alla cancellazione del simbolo, ma, mentre il gruppo dei 5s ortodossi proporrà ideali e cambiamento (attenzione non ho scritto “riproporrà” perché verranno sondate strade programmatiche innovative con al centro valori storicamente pentastellati), i Di Maio, i Fico, le Taverna, le Lombardi ecc riproporranno invece se stessi. E riproporranno le politiche del PD degli zero virgola, della austerity, della Europa “dei popoli” in realtà macelleria sociale (…), dell’establishment, del…potere!

(Vedrete…).

Sarà lì che la base potrà giudicare e riversare il suo consenso! Lo stesso che voleva esprimere già adesso qualora dei veri Stati Generali fossero stati organizzati seriamente.

Grazie agli ortodossi torneremo a parlare ad esempio di libera scelta in campo vaccinale invece che di coercizione di Stato, di un unico debito comune europeo (eurobonds) da realizzare urgentemente (pena l’annientamento finanziario alle porte) e di una banca centrale pubblica/keynesiana, in antitesi all’attuale versione neoliberista/monetarista. Sarà lì che vedremo chi sarà a favore della democrazia diretta e chi in una democrazia interna trasformata (anzi tra-dot-ta) in tifoseria e VIP, cioè in obbedienza.

Alla luce di questo perciò concludo dedicando a Di Maio un adagio di Seneca: “per fare ciò che si vuole si deve nascere Re o stupidi“.