(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Ricordate lo scandalo dei 5 deputati e dei 2mila amministratori comunali e regionali che hanno chiesto, e in gran parte ottenuto, il bonus da 600/1.000 euro per partite Iva in difficoltà? L’ha svelato Repubblica il 9 agosto. L’11 il Fatto ha chiesto all’Inps e al Garante della Privacy l’accesso agli atti per sapere i nomi di quelli che non sono “furbetti”, ma – salvo qualche caso sparuto di politico locale sottopagato – ladri legalizzati. Lo stesso giorno il Garante comunicava che “la privacy non è d’ostacolo alla pubblicità dei dati relativi ai beneficiari del contributo laddove, come in questo caso, da ciò non possa evincersi, in particolare, una condizione di disagio economico-sociale dell’interessato… a maggior ragione rispetto a coloro per i quali, a causa della funzione pubblica svolta, le aspettative di riservatezza si affievoliscono, anche per effetto dei più incisivi obblighi di pubblicità della condizione patrimoniale”. Poi però provvedeva a intimidire l’Inps, annunciando “una istruttoria sulla metodologia seguita dall’Inps nel trattamento dei dati dei beneficiari e alle notizie diffuse”. Come se l’Inps dovesse giustificarsi per aver scovato gli accattoni o perché qualcuno ha fatto sapere che esistevano (i pochi nomi poi trapelati non li ha diffusi l’Istituto: sono stati loro a confessare, con le scuse più pittoresche e vergognose).

Il 14 agosto il presidente Pasquale Tridico è stato audito dalla commissione Lavoro della Camera perché facesse i nomi. Ma il centrodestra, inclusa Italia Viva, ha processato lui: come se la colpa non fosse dei furbastri, ma di chi li aveva scoperti. Così Tridico i nomi non li ha fatti, anche perché il Garante gli ha inviato una seconda delibera, tanto pilatesca quanto minatoria: “Spetta all’Inps verificare caso per caso, previo coinvolgimento dei soggetti controinteressati, la possibilità di rendere ostensibili tramite l’accesso civico i dati personali richiesti, valutando anche la diversa posizione”. Traduzione: Tridico può diffondere solo i nomi di chi lo autorizza a farlo (cioè nessuno), dopodiché il Garante potrà pure punirlo. Tridico è subito sparito dai radar, così come lo scandalo dai giornali, tutti impegnati nella battaglia per il No al referendum sul taglio dei parlamentari e terrorizzati che parlarne ancora favorisca la vittoria del Sì. Intanto la nostra petizione ha superato le 76mila firme (continuate ad aderire!). Quindi lorsignori si scordino che ci scordiamo di loro: l’Inps ha 30 giorni dall’11, cioè altre due settimane, per risponderci con la lista completa. Se dirà di no, ricorreremo al Tar e al Consiglio di Stato per sapere ciò che i cittadini hanno il diritto di conoscere. Il conto alla rovescia è partito: arrendetevi, siete circondati.