(agi.it) – Continua il pressing del partito democratico sul tema Mes, che divide i dem dagli alleati di governo del M5s. Dopo il nuovo appello del segretario Nicola Zingaretti, che ieri ha definito uno “spreco imperdonabile” ogni giorno senza il ricorso alle risorse del fondo salva Stati, oggi è il capogruppo del Pd alla Camera Graziano Delrio a fare appello direttamente al presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

“Il premier prenda posizione e dica se ci sono le condizionalità che i grillini temono”, dice Delrio. Il rapporto con il Movimento 5 stelle, aggiunge, non deve essere una prova muscolare: “Non è che uno deve dimostrare qualcosa all’altro e imporre il suo punto di vista”. “L’alleanza è una comprensione delle ragioni dell’altro”, come per esempio sui decreti sicurezza, aggiunge, “abbiamo trovato un accordo vero” che sarà sottoposto ai sindaci e poi sarà votato in Parlamento. Delrio rilancia un’altra battaglia che divide i dem dagli alleati di governo: “La riforma sul taglio dei parlamentari doveva essere accompagnata da una legge elettorale che ne bilanci gli effetti – afferma -. Un contrappeso che mi aspetto trovi in queste settimane di nuovo uno sbocco: il Pd chiede che vengano rispettati gli accordi per evitare che qualcuno passa cambiare da solo la Costituzione. Quindi mi auguro in commissione entro il 20 settembre”.ù

Ma è sul ricorso ai 36 milioni di euro del Mes che il Pd è diventato più insistente nelle ultime ore in coincidenza con la crescita delle curva dei contagi da Covid e tutti i timori sulla riapertura delle scuole. Il M5s anche ieri ha ribadito la linea di contrarietà all’accesso a quei fondi, in attesa che arrivino le risorse del Next generation Ue a partire dall’inizio del prossimo anno.

Il tema Mes divide, trasversalmente, maggioranza e opposizione (Lega e FdI sono contrari mentre FI è a favore) e vi sono posizioni diverse anche all’interno di alcuni partiti. “È incessante l’offensiva del Pd per l’accesso al Mes. Dal segretario nazionale in giù, ripartono le intimazioni al M5s per dimostrare ‘maturità politica’ – lamenta, per esempio, in Liberi e uguali Stefano Fassina -. Invece, il Pd e M5s, insieme, dovrebbero, adoperarsi, in un’alleanza con i governi degli Stati più sacrificati, per una svolta keynesiana: per avvicinare l’intervento della Bce, ancora frenata dal suo mandato ordoliberista, al comportamento della Fed e per promuovere una radicale riscrittura delle regole dell’Eurozona”. “Il M5s resista – chiede il deputato di Leu -: a differenza del Pd, ha avuto il mandato elettorale per difendere quelle fasce sociali, disoccupati e lavoratori precari, subordinati e autonomi, legati alla domanda interna, spiaggiati da trent’anni di europeismo liberista”.

Favorevole invece all’uso del Mes è Più Europa. “Il Mes sarà la prova dell’alleanza strategica tra Pd e M5s – sostiene -: se il governo non lo chiede subito, come invece vuole giustamente Zingaretti, allora sarà ancor più chiaro che a guidare le danze su contenuti è il partito di Di Battista e Di Maio. Come sul resto dell’agenda di governo, del resto”.