(Gabriella Cerami – huffingtonpost.it) – La trasformazione di Ferragosto. Nella settimana più calda dell’estate, quando gli italiani si concedono quei pochi giorni di vacanza nonostante il Covid e la crisi economica, ecco che il Blog delle Stelle pubblica il post dei post. Quello che cambia la natura del Movimento 5 Stelle e che lo rende definitivamente partito. Si voterà giovedì e venerdì. Il responso arriverà il 14 sera. Nell’afa agostana, quasi di soppiatto, il capo politico Vito Crimi chiede agli iscritti non solo di votare per derogare al limite dei due mandati per quanto riguarda i consiglieri comunali ma autorizza un consigliere anche a dimettersi per candidarsi altrove. Inoltre si chiede di dare il via libera alle alleanze con i partiti tradizionali nelle elezioni amministrative. In pratica accanto al simbolo M5s ci sarà a tutti gli effetti quello di altri partiti, si inizia con la Liguria e con il Pd. Si tratta ancora sulla regione Marche per trovare un’intesa con i dem.
Le regole cardine su cui il grillismo si è basato in tutti questi anni potrebbero essere spazzate via con un clic. Le battaglie contro la cosiddetta “casta che vive di politica” si infrangono contro il muro della tradizione partitica per eccellenza. Chi doveva cambiare il Parlamento alla fine è stato cambiato nel profondo.
Per quando il capo politico si sforzi a dire che “un eventuale cambiamento non è da intendersi come una deroga o passo indietro sui nostri principi (per noi la politica sarà sempre essere al servizio dei cittadini e del Paese e non per se stessi), ma il riconoscimento di una realtà di fatto, che può aiutarci a crescere, maturare e migliorarci”, il Movimento è comunque in subbuglio. La deroga studiata ad hoc per Virginia Raggi, all’indomani del ‘Daje’ di Beppe Grillo alla ricandidatura del sindaco di Roma, viene visto come un escamotage. E questo spiega il malcontento diffuso di queste ore. “Mandato zero? Pura ipocrisia. Il limite del secondo mandato muore con la ricandidatura di Virginia Raggi”, lo sfogo affidato all’Adnkronos da fonti pentastellate, che attaccano: “La si smetta con queste prese in giro degli elettori: dopo il mandato zero, si inventeranno il mandato meno uno?”. Molto più diretto Stefano Buffagni. “Ogni volta che deroghi ad una regola praticamente la cancelli”. Così il vice ministro M5s allo Sviluppo economico ha commentato la vicenda su Facebook, citando una frase di Gianroberto Casaleggio (di cui allega un vecchia foto insieme all’altro fondatore del Movimento 5 stelle Beppe Grillo).
Crimi la spiega così: “Il limite dei due mandati era stato introdotto per evitare che la politica diventasse una professione, ma con il tempo ci si è resi conto di quanto fosse difficile paragonare l’attività politica che si svolge in Parlamento e nei consigli regionali, a quella che si realizza in un consiglio comunale: qui il professionismo della politica è quasi inesistente e senza un puro, sincero, spirito di servizio, è difficile andare avanti”. Perché il malcontento dei parlamentari? Perché sperano nei fatti che la deroga arrivi presto anche per loro.
E poi ancora: “Il Comitato di Garanzia – scrive Crimi – audito in merito, ha valutato le richieste provenienti dai territori e le ha ritenute meritevoli di attenzione, sia per il complesso e articolato percorso intrapreso che per la modalità partecipata con cui è stato realizzato. Tuttavia, il Comitato ritiene necessario sottoporre questa scelta al voto degli iscritti. Pertanto gli iscritti saranno chiamati a decidere sulla proposta di autorizzare il Capo Politico, sentito il Comitato di Garanzia, a valutare la possibilità di alleanze per le elezioni amministrative oltre che con le liste civiche anche con i partiti tradizionali”. Le urla “fuori i partiti dai Palazzi” sono solo un lontano ricordo. Ora i partiti sono gli alleati in campagna elettorale. Stessa coalizione, stesso palco.
I sostenitori dei vecchi partiti dovrebbero essere contenti. Se cedono oggi su alcuni principi fondanti dell’organizzazione, domani potrebbero cedere su altri principi basilari relativi alla moralità, come per esempio, l’onesta’ e, di conseguenza, l’incorruttibilita’. O forse i vecchi temono che, iniziato un percorso amministrativo basato sulla dirittura morale, potrebbero pretendere di continuare su quella strada.
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Diventare un partito non e’ un crimine, dipende sempre da cosa FAI. Comunque una organizzazione,la si chiami come si vuole ci vuole.Presenza sul territorio fisica, visibile e, aperta.
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Per me l’importante è mantenere i valori fondanti e imprescindibili del M5S
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Essere un partito non è un problema, essere dei buffoni anziche’ giornalisti invece si, e non fate neppure ridere, ecco perche’ non vi siete messi sul mercato, non vi comprerebbe nessuno
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Quella che inizialmente sembrava una regola lodevole si è poi rivelata una pastoia che favorisce gli altri partiti.
Via la regola dei due mandati; chi è stato al vertice(Di Maio, Bonafede, Fraccaro, Costa, ecc.) correrà alle amministrative e alle regionali, e ai vertici saliranno facce nuove, pescate dai territori.
Ogni volta nelle regionali e nelle comunali ci facciamo massacrare anche per colpa di candidature deboli.
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Ma a me sembra che l’articolo stesso sottolinei che per i parlamentari la regola sussiste. Ed era soprattutto a loro (ed ai consiglieri regionali) che è importante che sia applicata. Senza sconti
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In questo articolo del Fuffington Post si può leggere tutto il disappunto, mascherato da un velo di ironia, per il fatto che
il Mov stia gradualmente affievolendo quelle regole a cui rischiava di rimanere impiccato, cosa che ‘sti quadrinariciuti
hanno sempre auspicato e per cui continuano a battersi.
Un Partito, comunque lo si chiami, è una libera associazione di cittadini che perseguono ben determinati fini politici.
La demonizzazione del termine stesso di Partito deriva non dall’essere quella “libera associazione” di cui sopra, ma dal
fatto che, nella prassi, i partiti tradizionali si siano nel tempo trasformati in conventicole di privilegiati che hanno occupato
tutti i gangli del potere e l’hanno usato a loro esclusivo vantaggio, spesso anche contro i legittimi interessi dei loro elettori.
Il Partito in fondo non è altro che un contenitore a cui puoi appiccicare l’etichetta che vuoi: è il contenuto che conta.
L’organizzazione del Partito è parte integrante del contenuto.
Attraverso di essa la capacità di un Partito di attuare il programma politico che lo distingue dagli altri può essere
incrementata, oppure penalizzata se tale organizzazione presenta dei punti di autolesionismo come, a mio avviso, la proibizione generalizzata del superamento dei due mandati.
Il fatto che il Mov, grazie all’esperienza di governo, stia provvedendo a modificare gli originari “dogmi” per poter valorizzare
esperienze e competenze maturate nel tempo, è cosa che ovviamente non piace ai suoi avversari, e non perché lo vedono
come un tradimento della “purezza e durezza originari”, di cui non glie n’è mai importato nulla, ma perchè sanno benissimo
che la capacità di cambiare, adattandosi via via alle nuove situazioni, è elemento di forza e non di debolezza.
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E nun ce vonno sta’.
Si chiami movimento, partito, fronte è sempre quel grumo di gente che vuole buttare fuori mafiosi, corrotti e corruttori dallo Stato e, una volta cacciati, impedirgli di tornare al saccheggio.
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“Le regole cardine su cui il grillismo si è basato in tutti questi anni potrebbero essere spazzate via con un clic. Le battaglie contro la cosiddetta “casta che vive di politica” si infrangono contro il muro della tradizione partitica per eccellenza. Chi doveva cambiare il Parlamento alla fine è stato cambiato nel profondo”.
Ma a voi dell Huffington post, questo cambiamento sta bene o no ? Se è si non vedo qual’è lo scandalo, se è no è forse perchè c’è un “concorrente” con cui l’establishment deve misurarsi e quindi dà fastidio ?
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Qui non è questione di partito o movimento, e nemmeno di regolette e cavilli, è questione di principi sui quali le regole si fondano. Se cambiano i principi, allora ci sta che cambino anche le regole, ma se i principi sono gli stessi, perché cambiare anche le regole?
O si ammette che le regole erano una cazzata anche quando sono state fatte, oppure non si vede perché dovrebbero essere diventate problematiche adesso.
Quando si è imposta la regola dei due mandati era già chiaro quali fossero i vantaggi e gli svantaggi: si sapeva già di non poter usufruire dell’esperienza di un soggetto per più di tot anni; lo si faceva in ossequio al principio che la politica non può diventare una professione, alle sedie non ci si può incollare.
Bellissima regola quando si è all’opposizione: ci possiamo lustrare la giacchetta dicendo “noi siamo diversi”. Poi capita che vieni eletto per due volte e la giacchetta lustra ti sta stretta. E allora che fai? Te ne freghi di dire “noi siamo diversi” (che ‘tte frega? ti hanno già eletto) e dici invece “siamo cresciuti”, e ti fai una nuova giacchetta su misura, butti via la regoletta e te ne crei una nuova. E non capisci che così non cambi solo una regola, calpesti un principio, e tiri la volata a chi dirà che il Movimento è incoerente e poltronaro.
Stessa cosa, ma forse ancora peggio, per le alleanze, anche solo a livello locale. Questo era un NO grande come una casa alle origini, e rifletteva un principio molto chiaro. Ora, in ossequio al dogma “il Governo Conte II non deve cadere per nessuna ragione”, occorre allearsi con il PD ovunque sia possibile. E anche qui allora si cambia regoletta, non rendendosi conto che, per amor di questo orrendo pateracchio col PD, si calpesta un principio sacrosanto.
Allora non è questione di “partito” invece di “movimento”, è questione di dirsi chiaro e tondo che il Movimento di allora, coi suoi principi, non c’è più, e si vuole fare qualcosa di totalmente diverso.
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Chiarissimo, purissimo, levissimo; in una parola: oppotunismo della peggior specie! Complimenti per la pazienza di aver fatto lo spelling a “La Compagnia dell’Insulto”.
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Grande.
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C’è qualcos(on)a che non mi torna UNTU: a un commento precedente di IULA che sosteneva quello che qui JH critica aspramente hai glossato con un “Fantastico; qui invece con un “Grande”: il covid c’entra qualcosa con uno di noi due?
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Honestamente si chiama Elasticità Mentale,
una forma alta d’intelligenza!
bye – bye!
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Li conosciamo benissimo gli itaGliani “elastici” come te e la loro “forma alta d’intelligenza!”.
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Guarda bene
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Hai ragione: mi era sfuggito il virgolettato! 🙂 sorry…
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RIELEGGERE LA RAGGI- Viviana Vivarelli.
Oggi si apre la vitazione della Piattaforma Rousseaum dimenticata da tempo, su due quesiti in ordine alle future alleanze del M5S e alla regola del doppio mandato.
Personalmente trovo scorretto abbinare liste civiche e partiti
Si tratta di due cose ben diverse.
Le liste civiche rispondono a interessi del territorio e per me andrebbero bene.
Su alleanze con altri partiti il mio giudizio è molto duro anche vedendo come continuano a comportarsi contro di noi sia sul programma che nell’informazione, sulla Rai, e con continui inciuci di dc e sx.
Su questo argomento si poteva benissimo e di doveva fare due domande separate.
Francamente credevo che la ricandidatura di Virginia Raggi fosse già stata decisa nel luglio dello scorso anno quando il M5S disse che il limite del doppio mandato non doveva valere per le cariche locali, il che mi sembra molto giusto perché preferirei che al Parlamento o al Governo arrivassero persone non del tutto impreparate ma che avessero fatto un minimo di rodaggio sul territorio.
E poi il divieto non ha senso per la Raggi che è stata consigliere comunale solo per un anno e mezzo, dunque non ha nemmeno esaurito il primo mandato e Grillo era d’accordo sulla sua rielezione e invece ora vedo che tutto parte da capo.
Sono assolutamente convinta delle necessità di rieleggere Virginia Raggi che è stata in assoluto il peronaggio politico più ingiustamente attaccato della storia della Repubblica e che contro questi attacchi sporchi e meschini ha mostrato una fermezza d’animo e una determinazione incredibili.
I risultati del suo mandato sono sotto gli occhi di tutti, tanto più che Roma usciva da una serie di amministrazioni di dx come di sx totalmente sciagurate, piene di scandali e di collusioni indecenti, che avevano aumentato il suo debito pubblico fino alla somma gigantesca di 12 miliardi e al commissariamento.
Il 12 aprile del 1019 il commissariamento, grazie a Virginia, si chiudeva e si vedevano eventi, ovviamente anche grazie alla Magistratura, che con i sindaci precedenti non si erano mai visti
-Virginia Raggi riusciva ad evitare la sciagura di nuove Olimpiadi che hanno sempre portato al disastro tutte le capitali dove sono state fatte (ultima Atene) e avrebbero scempiato la città aumentando ancora di più il buco nero del suo debito infinito
-riusciva a far emergere l’enorme intreccio di interessi criminali di mafia capitale
-riusciva a battere il clan dei Casamonica che dominava Ostia, abbatteva 8 villette, requisiva i loro beni e faceva ricostruire a riaprire il lungomare
-risanava l’azienda di trasporti ATAC, la salavava dla fallimento e potenziava con 238 nuovi autobus il trasporto pubblico tanto che già del 2018 da una perdita di 212,7 milioni l’azienda chiudeva in positivo con + 5,2 milioni
-rifaceva il manto stradale
-vietava ai bus turistici l’ingresso al centro
-riqualificava intere zone urbane con interventi di riqualificazione di parchi e giardini
-dimezzava e razionalizzava la costruzione del nuovo stadio
-sgomberava edifici occupati abusivamente come quello di Casapound
-potenziava la linea del metro
-risolveva parzialmente il problema delle discariche, abbandonato totalmente dal governatore del Lazio Zingaretti…
E tutto questo sotto il boicottaggio di tutti i media, di tutti i partiti e di tutta la criminalità locale che si sono sbizzarriti in attacchi di ogni tipo che andavano dalle cause legali (tutte vinte) all’attacco di bus o cassonetti, all’immondizia sparsa ovunque alle minacce di morte agli ostacoli dei nemici interni.
Che i problemi di Roma siano giganteschi lo sanno anche le pietre ma che quella della Raggi sia stata la migliore amministrazione mai vista negli ultimi 20 anni lo dobbiamo riconoscere.
E non permettere che questo ottimo lavoro possa proseguire sarebbe un delitto. Almeno se teniamo all’Italia e alla resurrezione di Roma.
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Una donna lontana da tutti gli stereotipi.
Prendeva sempre in giro le altre donne, rifatte, storpiate dalle mode e dalla vanità, corpi deturpati senza un perché,
Semplice, di poche pretese, una classe innata, sempre complici, sempre insieme. L’amavo.
Che la vedo girare, accompagnata, ora sola, vittima anch’ella di vizi e pratiche che tanto detestava mi si stringe il cuore… Ninaaaaaaa… portami da bere.
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Mi raccomando solo latte di mandorle!!!
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Benemerito Coglione, Saltami
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Nessuno spezza una lancia per Ignazi Marino?
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Ignazio
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E perché?
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