(di Antonio Padellaro – il Fatto Quotidiano) – Titolo sulla Stampa di ieri: “Giorgetti: attenti il paese esplode”. Caspita, vediamo come mai il leghista dal volto umano è così agitato. Domanda: “L’hanno sentita dire: ‘Così finisce male’. Si mette a minacciare un’insurrezione adesso?”. Giorgetti: “Ma quale insurrezione. Però in giro c’è tanta gente davvero disperata e i politici dovrebbero dare l’esempio invece di soffiare sul fuoco. Devono stare attenti, il paese esplode. Farei critiche ma con equilibrio, evitando le pagliacciate”. Altro titolo, del Giornale: “Allarme rivolte sociali: ‘Disordini mai visti’”. Leggiamo: “C’è il rischio di una crescente esasperazione sociale basata sull’insoddisfazione della popolazione che potrebbe portare a forme di rivolte su una scala senza precedenti. La previsione choc è contenuta nell’ultimo rapporto di Kelony, la prima agenzia di risk-rating a livello mondiale”. Caspita. Apprendiamo che il capo di questa prodigiosa macchina da guerra è quel Genséric Cantournet, già capo della sicurezza Rai cacciato da Viale Mazzini per palese conflitto d’interessi con la società paterna di cacciatori di teste. Quindi, in era Covid, congedato in tutta fretta da Repubblica (che era stato chiamato a sanificare), per incaute dichiarazioni su amuchina e gruppo Gedi. Ora guida un colosso “a livello mondiale” che, leggiamo, ha raggranellato ben 400 mila euro grazie a 170 investitori (la Cia gli fa un baffo). Intendiamoci è lo stesso Viminale, con una circolare ai prefetti di aprile, a tenere alta la guardia sul rischio di “gravi tensioni” per effetto della crisi coronavirus, economica e sociale. Cosa però assai diversa da un esponente leghista che nel chiedere alla politica di abbassare i toni è il primo a smentire ipotesi insurrezionali. Per non parlare delle profezie di un’agenzia “mondiale” con dati reputazionali tutti da verificare. Confondere desiderio e realtà può essere legittimo. Spargere allarmi di piazze in rivolta, per mandare a casa Conte, molto meno.
Antonio Padellaro, Cronaca, Editoriali, Interno, Politica
Non prenderei alla leggera tali affermazioni: non sono allarmi, sono minacce. Sono convinto che siano tanti quelli sul piede di guerra verso Conte e l’Italia, capaci di qualunque cosa. Già nel passato abbiamo già sperimentato, purtroppo, tali rischi.
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Esatto faccia attenzione Giorgetti che le sommosse potrebbero esplodere in Lombardia.Troppi parenti incazzati per la morte dei loro cari a causa della distruzione della sanità pubblica.O si è scordato di quando diceva che i medici di base non erano piu necessari????
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È vero e chiarissimo, non sono allarmi, sono minacce
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Nota Bene: la lombardia è la zona d’Italia con il più alto valore di riciclaggio ed investimenti della malavita organizzata, i politici lombardi sono in fibrillazione, causa errori ed omissioni della pandemia, essi temono di perderne il controllo se per caso instituissero una commissione d’inchiesta e i vari magistrati indagassero. Da qui la bagarre e gli schiamazzi sia sui media che in Parlamento ognivolta che si parla di Lombardia. Infine i messaggi e le minacce di stampo mafioso amplificate dal Regime Mediatico, di chi è garante di questi investimenti. B. oramai, anche per età, è semi-fuori dai giochi, l’erede al momento è la Lega, ma non si fidano molto, mi immagino quale strizza al culo abbiano i dirigenti lombardi.
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In altri tempi, quando l’evoluzione del quadro politico sembrò mettere in discussione gli assetti di potere
consolidati, toccò ai bombaroli neri lanciare avvisi a chi si fosse lasciato tentare dal toccare quegli assetti.
Oggi, a cinquant’anni di distanza, non si minaccia più di far esplodere banche, treni e stazioni, ma si ventila
addirittura una “rivolta popolare” generalizzata per liberarsi dalla tirannia liberticida dell’aspirante Caudillo
Giuseppe Conte.
Eppure dovrebbero sapere questi profeti di sventure che le armi preferite dagli Italiani per manifestare il loro
dissenso sono il “pernacchio”, l’invettiva, il mugugno vittimista, la satira e, se proprio la misura fosse veramente colma, il lancio di monetine accompagnato da cori irridenti.
Per scendere “spontaneamente” in piazza, gli italiani hanno bisogno di qualcuno che li convochi, li organizzi,
gli paghi il trasporto in bus o treno e gli fornisca un cestino con dentro il pranzo e, magari, anche una banconota
(per chi se lo può permettere) come Berlusconi ha insegnato.
Ma il tempo passa e sempre più gente comincia a capire che la vera arma per esprimere dissenso o approvazione si chiama “voto consapevole e informato” e non chiassate di piazza pilotate da chi ha tutto l’interesse a intorbidire
le acque.
Sul versante dell’informazione non c’è dubbio che sia in atto una poderosa offensiva volta a travisare ogni
fatto, ogni dichiarazione, ogni accadimento politico, giudiziario, economico, con l’obbiettivo di screditare il
nemico che inopinatamente siede a Palazzo Chigi.
Rivolta popolare?
Solo chi non sa più che pesci pigliare può sperare di suscitarla e cavalcarla.
Sta a noi deludere le loro aspettative.
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In parte vero quanto dici, comunque la situazione non è ancora ben delineata, una parte del popolo è maturato sulla sua pelle e non si lascia abbindolare come nel passato,
ma nulla toglie che c’è un tentativo da nord a sud del paese, da parte di personaggi arruffapopoli sguinzagliati, senza voler esagerare, anche da capi clan, che organizzano movimenti sul web,
per poi tradurli in azioni concrete e reali, cavalcano il disagio post pandemia per plagiare la gente con bombardamento sistematico di notizie e video e quant’altro totalmente falsi,
posso dire con mia diretta esperienza, che, inconsapevolmente e del tutto in buona fede
un bel mucchio ne resta imbrigliato nella rete.
Per come la vedo io, in questo momento storico, è dovere di ogni cittadino sbugiardare le cattiverie
costruite ad arte e divulgare quanto più possibile la verità.
Trovo inutile accapigliarsi, come spesso vedo sul web tra persone che sostanzialmente la pensano allo stesso modo, per questioni di lana caprina
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@ Piero.
Quoto tutto.
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Chi vive in Lombardia ed è cresciuto col Fetore della mafia sa benissimo che i Bauscia hanno appreso velocemente
“l’arte” della ‘ndrangheta, basti vedere l’infiltrazione mafiosa dei grandi comuni della Brianza, roccaforte della Lega
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@unoerre
Guarda che ti sbagli!
Maroni ha spergiurato in televisione che la mafia in Lombardia non esiste.
Ha parlato solo di mafia perché la parola ‘ndrangheta” non sa nemmeno come si scrive e si pronuncia.
Maroni è “uomo d’onore”, anche e più di Bruto, e quindi come puoi dubitare della sua parola?
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Vorrei che non fosse così, lo dico spesso quando vedo al sud azioni di poco conto da parte di
disperati con la coppolella, in Lombardia la delinquenza si taglia a consistenti Fette
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Giorgetti è un grosso “verme” manovratore e non aggiungo altro!
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Lo stile minacce larvate è sempre il preferito.
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