Nelle trascrizioni trovate a casa della segretaria di Pier Camillo Davigo, l’imprenditore Alessandro Casali parla degli intrecci dell’ex premier con gli uomini dello scandalo della loggia Ungheria.


(Giacomo Amadori – laverita.info) – Nell’appartamento di Marcella Contrafatto, l’ex segretaria di Pier Camillo Davigo al Csm, la Procura della Repubblica di Roma non ha trovato solo i sei verbali del faccendiere Piero Amara (50 pagine in tutto) sulla fantomatica loggia Ungheria (di tre di questi, gli unici depositati agli atti, abbiamo dato conto ieri), ma anche le trascrizioni (129 pagine) di tre registrazioni audio sbobinate da una cooperativa, la Sentoscrivo, che lavora per la Procura di Milano e che «afferiscono ad un procedimento di quell’ufficio». Si tratta di file che gli indagati Amara e Calafiore avrebbero raccolto facendo gli agenti provocatori in colloqui privati destinati a confermare alcune delle dichiarazioni rese davanti ai magistrati o a raccogliere storie stuzzicanti orecchiate in giro su presunti comportamenti riprovevoli da parte di alcuni magistrati.

L’unica delle tre trascrizioni depositate, almeno in parte, è quella in cui non è coinvolta alcuna toga (le altre due hanno al centro due magistrati). Il file è denominato «Casal». Qui gli investigatori identificano gli interlocutori nell’avvocato Giuseppe Calafiore e in Alessandro Casali, imprenditore ben introdotto nel mondo della politica, della magistratura e del cosiddetto jet set, amico di Luca Palamara e Fabrizio Centofanti, il lobbista sotto processo per le regalie all’ex presidente dell’Anm oggi radiato dalla magistratura e lanciato in politica.

Il 9 maggio 2019 Casali è stato uno degli otto fortunati invitati che hanno partecipato alla cena di commiato per pochi
intimi dell’ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone. Quella sera, nel ristorante Mamma Angelina, oltre al magistrato e alla moglie, c’erano anche Palamara (in quel momento ancora sotto intercettazione) e signora, il giudice Paola Roja con il marito e, appunto, Casali con consorte al seguito. Nel processo perugino contro Palamara, il suo presunto corruttore, Centofanti, a giugno, ha reso spontanee dichiarazioni, spiegando che l’ex pm, attraverso Casali, chiese di incontrarlo. Il rendez-vous si svolse a casa dell’imprenditore tra fine aprile e i primi di maggio del 2019. Casali ha confermato l’appuntamento, ma ha specificato di aver lasciato i suoi due ospiti a parlottare da soli (circostanza già ammessa da Centofanti). Nell’audio depositato a Milano Calafiore sollecita Casali soprattutto su argomenti legati a politica e affari.

Negli atti che abbiamo potuto visionare, però, su trentacinque pagine di trascrizione, ne abbiamo trovate solo cinque.
Ma anche queste sono molto interessanti. La prima disponibile è la nove, che inizia così: «Facevano le cose e noi guardavamo. E … va be’ lui c’ha il Mef, il ministro della Salute, CDB». A parlare è Casali e lo fa sottovoce, come puntualizzano gli investigatori. Nella frase successiva si capisce che l’imprenditore sta facendo riferimento a Massimo D’Alema e gli uomini di Baffino sarebbero l’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, quello della Sanità Roberto Speranza e l’imprenditore Carlo De Benedetti: «Lui è stato (inc.) gli vogliono un bene dell’anima tutti. E poi ha i rapporti internazionali, è l’unico occidentale, l’unico italiano che parla con Xi Jinping (il presidente della Repubblica popolare cinese, ndr). È andato a un vertice a Pechino e ha fatto una relazione sull’Europa nei confronti della Cina.

Cioè questo gli ha spiegato come sta l’Europa e quali sono le prospettive dell’Europa in Cina, a Xi Jinping, un tavolo con dodici persone. E io sto lavorando alacremente, per quello che posso fare così, perché sia lui a fare il prossimo presidente della Repubblica, perché se no c’abbiamo quel … quella merda di Prodi che… lo sai anche tu che quello fa solo i cazzi suoi, massoneria tedesca». Quindi Casali, l’amico di Pignatone e Palamara e di molti altri, dice di lavorare per mandare D’Alema al Quirinale.

Calafiore chiede se davvero possa riuscirci e Casali replica: «Lui potrebbe fare il presidente della Repubblica. Cioè tu
dimmi … adesso guardati intorno, obiettivamente …». E allora anche Calafiore inizia a decantare le doti dell’ex premier, soprattutto la gentilezza mostrata con lui e Amara, anche dopo le prime traversie giudiziarie: «Con noi è stato estremamente cortese, poi ricordo quando portasti tu a Piero alla Fondazione Italianieuropei (presieduta da D’Alema, ndr)». Calafiore rammenta: «Piero me ne parlò benissimo dell’incontro che avete avuto voi». Dalle domande si capisce che l’avvocato gola profonda sta tentando di far confermare a Casali l’episodio dell’incontro. E l’imprenditore a proposito dell’ex ministro degli Esteri aggiunge: «Persona per bene, persona per bene». Ma il faccendiere con il registratorino vuole fregare l’interlocutore e fa capire di essere interessato a fare altri affari con i D’Alema boys: «Anche per questo… anche per questo ti volevo (inc.), vedi che quell’operazione, quella su BluePower, te la ricordi quella che avevamo iniziato con lui?». A margine c’è una nota sulla BluePower, scritta a penna: «Azienda fornitrice energia. Ancona? Gubbio?». Qualcuno (la Contrafatto?) ha chiosato la trascrizione per dargli un senso più compiuto. Casali, però, non ricorda e Calafiore insiste: «C’era quella… praticamente era quella là di Carollo (l’amanuense aggiunge il nome “Salvatore”, ndr) di quella società là che aveva… quella cosa in Puglia e che c’era quella transazione da fare in Eni?». Qui, sempre a mano, è vergato «indipendent consultant». Casali: «Sì certo». Calafiore: «Ma tu hai lavorato bene». Casali: «Bene l’ho portato a termine perché…».

Qui mancano alcune pagine della trascrizione e il testo a nostra disposizione riprende laddove si legge una frase di Calafiore che dà l’impressione di essere una vera e propria trappola per l’amico imprenditore: «Avevi detto: “Beppe, tre li devi mettere da parte che servono per Leu”, all’epoca c’era Leu (partito fondato da D’Alema e Pier Luigi Bersani, ndr), cazzo ne so, e poi mi dicevi tu come fare no? E poi il resto ce lo dovevamo dividere». Casali abbocca e conferma: «Certo è così». Quale sia l’affare in cui la coppia avrebbe messo da parte «tre» per Leu, però, non si capisce. Nell’audio Casali si chiede, un po’ retoricamente, se le vicissitudini giudiziarie di Calafiore e Amara possano essere di intralcio per il proseguimento degli affari: «La domanda è: lui mi dirà “sì, ma visto quello che è successo”, perché lui ovviamente è uomo attento (sopra a «lui» si legge «D’Alema», ndr). Tu pensa non mi ha detto “A”, ha detto “mi spiace per quegli amici”; “sì purtroppo non è neanche tutto quello che si dice”, gli faccio io. E lui mi dice “spesso è così”.

Sono le uniche parole e frasi che sono state dette sulla vicenda. No per dirti lui com’è, perché mi poteva dire “oh!”, no? “Tu devi stare attento a chi ti porti”, lo poteva dire benissimo, non me l’ha detto. Mi ha detto “Ale…”». Calafiore ribatte: «Vabbé, ma non è che lui quando parlava con noi non sapeva con chi parlava». Casali è d’accordo: «No, certo. No, no, all’inizio no, eh, poi si è informato». Calafiore aggiunge: «Mi ricordo che tu mi dicesti: “Beppe si è informato coi suoi amici dei servizi” […]». Quindi chiede: «[…] Come vuoi che ci muoviamo? Ti informi?». Casali: «Subito, io lo vedo tutte le settimane». Calafiore: «E mi dici…». È Casali: «Perché siete ritornati in auge…». Calafiore: «È successo che una persona amica da tempo dice: “C’è questa cosa sul tavolo. Noi non stiamo lavorando completamente, a me non me ne frega un cazzo […] è una cosa che avete iniziato voi, ci dite come dobbiamo, che cosa volete fare…». Casali, sottovoce: «Quindi voi ce l’avete sempre (inc.)?». Risposta: «Qualche amico è rimasto. Però siccome lui aveva fatto interessare anche De Santis (la manina annota Roberto, ndr), che è il suo uomo, no?».

Casali, che è personaggio di mondo e di relazioni, puntualizza: «Ma questo tempo prima…». Calafiore insiste sull’«interessamento di De Santis». E Casali conferma di «ricordare benissimo». Nella trascrizione, a questo punto, mancano altre pagine.

Il testo riprende così: «È suo. Sono in grandi rapporti, però l’uomo proprio suo suo è Misiani (Antonio, responsabile
Economia e finanze del Pd targato Enrico Letta, ndr). Cioè è l’uomo che fa il collegamento tra la Sinistra, tra tutte le
anime della Sinistra e il governo. Poi c’è il capo, poi c’è il responsabile delle nomine di Zingaretti (Nicola, governatore
del Lazio, ndr)». Qui Casali si fa vanto di conoscere un «signore di sottobosco che nessuno conosce […]. Refrigeri si
chiama». Si tratta di Fabio Refrigeri, consigliere regionale ed ex assessore alle Infrastrutture, all’ambiente e alle
politiche abitative del Lazio. «Parla con tutti» conclude Casali. Un signore che sembra molto addentro alle segrete
cose della sinistra.